Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
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Una recente ricerca svolta negli Stati Uniti dal Servizio Forestale dell’U.S.D.A. mette in risalto la relazione tra elevate aree basimetriche e danni da patogeni (insetti o malattie specifiche), questo perché gli alberi che crescono in popolamenti più densi subiscono una maggiore competizione per le risorse essenziali, il che può renderli più vulnerabili ai disturbi biotici e abiotici. Una mappa raster dell'area basimetrica totale degli alberi (TBA) per gli Stati Uniti è stata confrontata con le mappe annuali (2000-2019) dei danni alle foreste dovuti ad insetti e ad altri patogeni. In ognuna delle quattro regioni esaminate, la TBA media è risultata significativamente più alta nelle aree forestali con forti danni da patologie rispetto alle aree senza danni registrati.
Questa relazione, ben nota a molti «a livello intuitivo» già prima di Vaia, pur non fornendo dettagli su agenti, ospiti e dinamiche ecologiche, può secondo gli Autori essere utilizzata come un primo filtro per identificare paesaggi, tipi di foreste o ecosistemi a maggior rischio di patologie; utilizzando i dati inventariali sulle aree basimetriche più aggiornati possibili essi possono essere utilizzati come indicatore della salute delle foreste su scala regionale e come primo filtro per identificare le aree che meritano un'analisi delle condizioni forestali su scala più fine. Non c’é motivo per dubitare che anche in ambito europeo questa relazione possa essere confermata: ulteriori studi o esperienze nelle varie regioni biogeografiche (alpina, mediterranea, continentale, ecc) potranno eventualmente affinare il campo di validità di quest’approccio.
Alcuni esempi della riduzione di patologie/disturbi in relazione alla densità dei popolamenti: nell’ambito della gestione dei castagneti cedui, anticipare i primi tagli selettivi (sfolli) sui polloni nei primi 5-6 anni in Francia ha permesso di ridurre considerevolmente i problemi di cipollatura. Nella prevenzione degli incendi boschivi la ricerca di una struttura alveolare delle formazioni mediterranee e delle pinete interne può dare ottimi risultati abbinata all’approccio silvo-pastorale (diradamenti dei soprassuoli, diminuzione della fitomassa potenzialmente combustibile e creazione di percorsi preferenziali di pascolamento).
Anche in vista delle applicazioni che potranno avvenire con la recente approvazione della legge europea sul Restauro Ecologico a mio parere questo può suggerire che;
Una maggiore formazione, informazione e partecipazione attiva della popolazione, mediante progetti comunitari, Citizen Science, Custodia Forestale (Forest Stewardship), può permettere di aumentare la consapevolezza sulle tematiche forestali (oggi spesso caratterizzate da antinomie, posizioni conflittuali, corporative e ideologiche) compensando quel deficit di risorse necessarie ad un incremento degli sforzi verso una gestione attiva più efficace, partecipata e responsabile.
In questo contesto la presenza di localizzate aree «wilderness» non risulta certamente quel problema paventato da molti e può costituire un arricchimento di conoscenze ed opportunità per tutti.
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