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Gestione forestale

Gestione forestale collaborativa: dalla Carnia una proposta per superare abbandono e frammentazione

Gestione forestale collaborativa: dalla Carnia una proposta per superare abbandono e frammentazione
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Quando Erika Andenna, Direttrice del Consorzio Boschi Carnici, proietta una mappa colorata sullo schermo, un brusio si diffonde rapidamente nella sala, rimbombando tra le travi a vista di un grande tetto in legno massiccio.

Nella vecchia “segheria veneziana” di Aplis, in Carnia, oggi trasformata in museo e centro di educazione ambientale, è in scena il convegno finale del progetto NETFo, che ha lanciato alla montagna friulana la sfida di una sempre più necessaria “gestione forestale collaborativa”

La mappa che ha provocato il rumore di sottofondo mostra le particelle catastali di un’area boscata, colorate in base alla proprietà. Un poligono grande, giallo, rappresenta quella di un Comune. Un altro poligono ampio e compatto, blu, mostra invece la proprietà del Consorzio. Ma a sollevare il mormorio tra i presenti è ciò che si trovava nel mezzo, tra il giallo e il blu: un intrico di decine e decine di piccoli, talvolta minuscoli rettangoli incastonati tra loro a formare un puzzle sbilenco. Dall’inizio del convegno si discute proprio di questo: della drammatica frammentazione fondiaria che qui, come altrove in Italia, ha pesanti ricadute sulla gestione forestale e la sicurezza del territorio. Tante, interessantissime parole, che quell’immagine ha però riassunto in modo inequivocabile, di fronte agli occhi di tutti. 

 

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Un esempio di area schiantata e attaccata da bostrico dove sarebbe possibile unire, in un unico lotto, proprietà pubblica e privata. Fonte: Consorzio Boschi Carnici

 

Frammentazione

Il tema dell’elevata frammentazione fondiaria è da sempre presente in ogni discorso sulla gestione forestale. Degli oltre 11 milioni di ettari di superficie forestale nazionale, il 63,5% è infatti di proprietà privata. Al fianco di alcune, poche, ampie tenute boschive, nelle foreste italiane si trovano spesso una miriade di piccole, talvolta piccolissime particelle private, soprattutto in alcuni contesti territoriali e in particolare nelle zone montane. Nell’analisi SWOT contenuta nella Strategia Forestale Nazionale questa situazione è chiaramente indicata come uno dei grandi punti di debolezza del sistema forestale italiano: “Elevata frammentazione delle proprietà forestali e ridotta dimensione aziendale, con scarsa propensione alla gestione associata e all’adeguamento gestionale, strutturale e produttivo”

Scarsa propensione alla gestione associata: ecco un altro grande tema, complementare e parallelo a quello della frammentazione. Perché se la frammentazione fondiaria in campo forestale è un problema, l’associazionismo potrebbe sicuramente essere parte della soluzione. Ma spesso, per tante concause intrecciate tra loro di natura culturale, sociale, economica e giuridica, rimane purtroppo un’utopia.

Ma la mappa proiettata da Erika Andenna non vuole soltanto mostrare il problema. Al contrario, è in bella vista sullo schermo per indicare una possibile soluzione. Quale? Per comprenderla occorre fare un piccolo passo indietro.

 

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Un'area colpita da bostrico in Carnia. Foto: Alessio De Crignis

 

Vaia, bostrico ed esigenze sempre più attuali

Le disastrose conseguenze della tempesta Vaia e della successiva infestazione del bostrico tipografo a danno dell’abete rosso hanno sollevato numerose domande nei gestori forestali delle Alpi, spingendoli a ricercare soluzioni innovative a problematiche spesso note da tempo. 

Un problema annoso che si è mostrato in tutta la sua gravità durante questi anni di emergenza è stato proprio quello della piccola proprietà privata, frammentata e in stato di abbandono, spesso posta tra proprietà pubbliche che, al contrario, sono storicamente gestite. Né il vento né l’insetto hanno ovviamente rispettato i confini catastali e in molte aree le attività di ripristino, di bonifica, di prevenzione e di lotta sono state frenate proprio da questa “condizione emmenthal” della proprietà forestale: un territorio “bucherellato”, difficile se non impossibile da gestire in modo omogeneo.  

In Carnia questa situazione è particolarmente evidente proprio nella proprietà del Consorzio Boschi Carnici. Si parla di oltre 3.000 ettari, suddivisi in 17 comuni, derivanti dagli antichi “Boschi banditi” della Repubblica di Venezia. Spesso queste superfici non coprono interi versanti, ma solo parti di essi, essendo circondate da altre proprietà, comunali ma soprattutto private, proprio come nella mappa esemplificativa.

In queste situazioni, una corretta e razionale gestione forestale è evidentemente frenata dalla frammentazione fondiaria. Questa condizione sarà sempre più attuale nel contesto della crisi climatica, che aumenterà la frequenza e l’intensità dei disturbi naturali.

 

Forest sharing e servizi ecosistemici

Per superare questo problema il Consorzio Boschi Carnici ha voluto lanciare un progetto di “economia forestale collaborativa” che punta ad una gestione forestale multiproprietario, dando la possibilità alle piccole proprietà private di “agganciarsi” a quelle pubbliche per condividerne la gestione. Ciò non significa togliere a qualcuno il diritto di proprietà, ma avviare una collaborazione pubblico-privato volta a gestire in modo omogeneo aree boscate contigue che necessitano di cura e manutenzione. 

La scelta del Consorzio è stata di mettere in pratica questa proposta attraverso una metodologia innovativa sviluppata dalla Start-up BlueBiloba. Si tratta di una piattaforma online, contenente mappe, dati e informazioni, tramite la quale i proprietari privati possono conoscere le caratteristiche del proprio bosco per poi inserirlo nel portale, esprimendo così la volontà di condividerne la gestione. Se tanti privati parteciperanno, di loro spontanea volontà o a seguito di “chiamate” specifiche, quei “buchi” si potranno riempire, quell'intreccio di particelle catastali potrebbe compattarsi e si arriverebbe così alla condizione di poter immaginare, per versanti omogenei, una gestione collaborativa più razionale e lungimirante.

Questo potrebbe garantire la realizzazione di interventi selvicolturali, riattivando filiere locali del legno, ma anche la progettazione di iniziative di vario genere, come la realizzazione di viabilità o di sentieristica, la prevenzione incendi, la manutenzione di corsi d’acqua o anche la remunerazione dei servizi ecosistemici generati dalle foreste attraverso lo studio e la vendita di “crediti di sostenibilità”. 

 

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Un momento del convegno ad Aplis (Ovaro, UD). Foto: Sara di Menna

 

Se da soli è un problema…

“Il tuo bosco vale”, recita lo slogan coniato dal progetto NETFo che campeggia in uno striscione, gestirlo è un’opportunità, per te e per la collettività”. Il messaggio è chiaro e condivisibile, ma la difficoltà più grande, ora che la “cassetta degli attrezzi” è stata presentata, sarà quella di convincere i piccoli proprietari privati ad aprirla, ad utilizzarla e quindi ad aderire all’iniziativa.

“Dovremo investire sull’animazione territoriale, valle per valle, comune per comune, frazione per frazione”, ha sottolineato la direttrice del Consorzio Boschi Carnici alla fine del suo intervento, “dovremo bussare alle singole porte, per convincere i proprietari che se da soli gestire i boschi può essere a tutti gli effetti un problema, insieme può trasformarsi in un’occasione, per sé e per la comunità locale. I rischi dell’abbandono, insieme agli scenari che ci mette di fronte la crisi climatica, ci obbligano ad affrontare urgentemente questo tema e a farlo con molta più forza che in passato”.

Dopo un applauso i volti dei presenti sembrano mostrare timidi accenni di consenso. Siamo in Carnia, un po’ di sana diffidenza è d’obbligo. Ma quella mappa inequivocabile, ne sono sicuro, rimarrà nei pensieri di molti. Un’immagine, spesso, vale davvero molto più di tante parole.

Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con L'AltraMontagna

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