Lavoro in bosco

Assortimenti legnosi di piccolo diametro. Potenzialità del mercato e innovazione per le imprese di prima lavorazione

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Assortimenti legnosi di piccolo diametro. Potenzialità del mercato e innovazione per le imprese di prima lavorazione
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di Simone Pezzato, Valentino Gottardi e Davide Pettenella

La valorizzazione dei vari prodotti legnosi ricavabili dalle utilizzazioni forestali è collegata all’andamento del mercato del legno e alla capacità di adattare l’organizzazione del lavoro nella prima parte della filiera. In quest’ottica si riportano i risultati di uno studio sull’impiego degli assortimenti legnosi di piccolo diametro da lotti di conifera in provincia di Trento.

Instabilità e incertezza sono i migliori termini per caratterizzare il mercato del legname in questi ultimi anni. Tale situazione è legata all’accavallarsi di crisi congiunturali (pandemia, eventi ambientali estremi, crisi energetica, conflitti armati e relativi embarghi e sconvolgimenti nelle rotte commerciali) e di dinamiche strutturali. Queste ultime sono dovute agli investimenti crescenti nella bioeconomia, condizione fondamentale per la decarbonizzazione. Lo sviluppo della bioeconomia comporta un rapido cambiamento del mercato internazionale del legname, con la crescita della domanda di piccoli assortimenti trainata dal settore degli imballaggi in legno e cartone, dei pannelli e isolanti in legno, della chimica verde (biotessili, bioplastiche, prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, ecc.) e, non da ultimo, della bioenergia (Verkerk et al. 2022).
Queste dinamiche congiunturali e strutturali ci aiutano a comprendere anche l’andamento recente di mercati locali del legname, come quello trentino. La principale forma di vendita del legname in provincia di Trento è la vendita in piedi. Il prezzo base d’asta del lotto, stimato in fase di redazione del Progetto di taglio congiuntamente al volume, è oggetto di asta al rialzo. L’impresa vincitrice si deve occupare delle operazioni di utilizzazione delle piante assegnate e dell’esbosco del legname. Questo, una volta esboscato, viene misurato dal rappresentante del proprietario forestale al fine della definizione ufficiale del quantitativo compravenduto. Il proprietario forestale, nell’ambito dei Capitolati d’Oneri o delle regole contrattuali, definisce un diametro minimo di misurazione, ovvero il diametro sotto al quale il legname non viene computato ai fini della vendita, rimanendo comunque a completa disposizione dell’acquirente.
I capitolati d’oneri hanno visto, nel periodo post-Vaia, un rapido innalzamento del diametro minimo di misurazione dai consuetudinari 10-15 cm ai 25 cm, comportando una riduzione consistente del volume venduto ed effettivamente pagato ai proprietari forestali. Questo adeguamento dei contratti è avvenuto in parte per velocizzare le operazioni di raccolta e misurazione e in parte per assecondare le forti pressioni del mondo imprenditoriale. La scarsa conoscenza da parte dei proprietari delle potenzialità tecnologiche ed economiche di questi assortimenti ne ha comportato la svalutazione commerciale. Questa dinamica ha motivato il presente studio dove è stata analizzata la filiera trentina degli assortimenti di piccolo diametro, la ripartizione degli utili dalla loro lavorazione e le possibilità di sviluppo di questo segmento di mercato. Le fonti dei dati sono state indagini con questionari ad un campione ampiamente rappresentativo dei vari operatori coinvolti, interviste dirette ad attori privilegiati e i dati di mercato raccolti attraverso il Portale del Legno Trentino.

 

Opportunità per i proprietari forestali

Per evidenziare l’importanza di questi assortimenti, in termini di volume e di valore potenziale, sono stati analizzati i dati forniti dalla Magnifica Comunità di Fiemme circa l’assortimentazione diametrica dei tronchi derivanti da alcuni lotti boschivi di abete rosso colpito da bostrico tipografo. Per ogni singolo lotto è stata computata l’incidenza del volume netto complessivo degli assortimenti legnosi di diametro pari, o inferiore, a 25 cm, rispetto a quello totale del lotto misurato a piazzale. Con l’aumentare dell’età del popolamento, la percentuale di assortimenti di piccolo diametro retraibili tende a diminuire. Com’è intuibile tale valore non si annulla del tutto in quanto questi assortimenti derivano sia dalle piante con diametro a petto d’uomo inferiore a 25 cm, sia dalla parte apicale delle piante grandi. In termini generali, la classe dei piccoli diametri rappresenta dal 10 al 20% del volume del lotto. Questo range di valori è affetto da una probabile sottostima dovuta al rapido decadimento tecnologico delle parti più fini delle piante bostricate, che vengono quindi destinate alla filiera energetica e non computate nel volume totale del legname da opera. Analizzando le serie storiche pubblicate dal Portale del Legno Trentino è stato possibile definire l’andamento dei prezzi di vendita del tronco da sega e della paleria, considerato come l’assortimento in cui ricadono la maggior parte dei piccoli diametri venduti. La differenza media tra il prezzo del tronco da sega e della paleria è del 32%, sebbene nel medio periodo si osservi una tendenza alla convergenza dei due prezzi. Si segnala però che alcuni proprietari riescono normalmente a commercializzare la paleria ad un prezzo del 10-15% inferiore rispetto al tronco da sega.

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Utilizzazioni forestali dell’assortimento di piccolo diametro

Coinvolgendo le imprese di utilizzazione forestale, si sono analizzati i costi e i ricavi collegati all’utilizzazione delle piante e dei tronchi di piccolo diametro.
Per prima cosa si è andati ad analizzare come varia il diametro minimo di lavorazione a seconda del sistema di allestimento adottato. L’impiego dell’harvester consente di lavorare in modo economico anche i tronchi più piccoli; infatti, nel 50% dei casi, l’impresa termina la lavorazione ad un diametro in punta pari, o inferiore, ai 10 cm. Al contrario, il 60% delle imprese che effettuano sramatura e depezzamento con motosega termina la lavorazione ad un diametro in punta superiore ai 15 cm. Per valutare compiutamente la potenziale valorizzazione degli assortimenti di piccolo diametro sono stati stimati i costi di lavorazione sostenuti, paragonandoli poi ai costi necessari per l’utilizzazione dell’assortimento normale (Grafico 1).
In un cantiere in cui le piante vengono abbattute con la motosega ed esboscate con gru a cavo, il costo medio di lavorazione è di 35 €/m3 per l’assortimento normale e di 49 €/m3 per il materiale fine, con un aumento medio del 40%. Lo stesso aumento di costo si registra anche nel caso in cui l’esbosco venga eseguito con trattore e verricello, garantendo però costi medi di lavorazione inferiori. L’utilizzo di harvester e forwarder rende paragonabile la lavorazione del tondo normale a quella dell’assortimento di piccolo diametro, abbassando il costo medio rispettivamente a 28 €/m3 e a 30 €/m3. La variazione tra le due lavorazioni si riduce in questo caso al 7%.

grafico 1

Grafico 1 - Costi di lavorazione per sistema di meccanizzazione (€/m3; p.d. = piccolo diametro).

 

Prima lavorazione dell’assortimento di piccolo diametro

Dopo la tempesta Vaia, sul territorio provinciale sono entrate in funzione 4 linee di segagione specializzate nella lavorazione degli assortimenti di piccolo diametro mediante l’utilizzo di tecnologia Canter (1) con una capacità di segagione installata annua che supera i 260.000 m3. Oltre alle aziende specializzate esistono varie segherie dotate di una linea di segagione unica in grado di lavorare anche il piccolo diametro. Analogamente a quanto fatto per le imprese di utilizzazione, si sono analizzate le rese di segagione dichiarate per linee specifiche e per quelle tradizionali (Grafico 2). Si è poi valutata la resa di lavorazione dei diametri normali per un confronto diretto.

 Grafico 2

Grafico 2 - Rese di segagione (valori percentuali)

 

L’impiego di una linea specifica permette di ottenere una resa di poco inferiore al 50%, mentre, nella segagione degli assortimenti più fini mediante una linea di segagione tradizionale, si realizzano rese di lavorazione nettamente inferiori, pari al 37%. Le stesse linee tradizionali, lavorando assortimenti di diametro maggiore, ottengono rese nell’ordine del 64%. Anche in questo caso le stime presentate derivano dalla lavorazione di materiale bostricato e quindi, verosimilmente, sottostimano le rese ottenibili in fase di segagione in un contesto ordinario con lavorazione di materiale fresco.

L’implementazione di una linea di segagione specifica consente di abbattere notevolmente i costi vivi della lavorazione dei piccoli diametri (Grafico 3). Si passa in media, al netto dei costi di ammortamento, dai 77 €/m3 sostenuti da un’impresa con linea tradizionale ai 35 €/ m3 di una segheria con linea dedicata. Data la scarsa resa e l’alto costo di lavorazione, le imprese dotate di una linea tradizionale preferiscono in molti casi non lavorare il tondame più piccolo, rivendendo i quantitativi presenti nei lotti acquistati.

Grafico 3

Grafico 3 - Costi di lavorazione (€/m3) di tavolame per legname ingegnerizzato, oltre a travi e prismati realizzati su misura a seconda delle necessità dell’acquirente.

 

I principali prodotti che derivano dalla trasformazione dell’assortimento di piccolo diametro sono morali e listelli destinati alla produzione dei pallet. Viene inoltre commercializzato tavolame, impiegato anche lungo la filiera del legname ingegnerizzato, oltre a travi e prismati realizzati su misura a seconda delle necessità dell’acquirente.

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Nuovi indirizzi nelle imprese di lavorazione del legname

Per far fronte ad un mercato in forte cambiamento e dal futuro incerto, le imprese di prima lavorazione trentine hanno cominciato un processo di diversificazione della produzione. In particolar modo sono diverse le realtà che, negli ultimi anni, hanno deciso di investire nel riutilizzo e nella valorizzazione degli scarti di produzione. Questo settore trova riscontro nelle nuove politiche dell’Unione Europea, in particolar modo nell’ambito del pacchetto di misure sull’economia circolare (la Direttiva 2018/851 sui rifiuti e sottoprodotti che modifica la precedente Direttiva 2008/98) e sui regimi di responsabilità estesa del produttore. Tali interventi normativi, recepiti non senza difficoltà interpretative nell’ordinamento nazionale, hanno portato ad una valorizzazione sempre maggiore dei sottoprodotti industriali derivanti dalla segagione del legname, supportata dal grande sviluppo tecnologico sia nel campo dei prodotti a base di fibre legnose (in particolare quelli relativi a pannelli e alla “chimica verde”) che della bioenergia.

A completamento dell’indagine sulla lavorazione dei piccoli diametri sono state, quindi, analizzate le imprese trentine dotate di macchinari in grado di valorizzare i sottoprodotti. I dati che vengono presentati in seguito fanno riferimento alle 15 segherie sulle quali è stata realizzata l’indagine.

Per quanto riguarda il contesto locale, i sottoprodotti vengono differenziati principalmente in cippato e segatura (Grafico 4). La corteccia è poco rappresentata anche in relazione al materiale lavorato in questo particolare momento storico: durante l’utilizzazione in bosco, è infatti frequente che la corteccia del legname bostricato si stacchi e rimanga sul letto di caduta o in piazzale. Inoltre, sono sempre più le segherie che stanno adottando la tecnologia Canter per la lavorazione del tondo; questo macchinario, andando a fresare il tronco fa sì che non vadano a crearsi i canonici refili bensì che venga prodotto direttamente cippato.

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Grafico 4 - Scarti di produzione ottenuti dalle imprese di lavorazione dei tronchi

 

Per garantire un reimpiego interno all’azienda degli scarti lavorazione, diverse segherie trentine hanno deciso di dotarsi di una centrale a biomassa in modo tale da poter soddisfare i fabbisogni di energia termica dell’azienda (Grafico 5). L’aliquota di biomassa che eccede il fabbisogno aziendale viene venduta. L’implementazione di una pellettatrice rappresenta un’ulteriore modalità per la lavorazione e la valorizzazione degli scarti. La produzione diretta del pellet consente alla segheria di incrementare il profitto ottenibile dalla lavorazione del legname. Le centrali a biomassa vengono utilizzate solamente per la realizzazione del fabbisogno interno; attualmente non vi sono segherie che finalizzano la produzione di energia per la sua vendita.

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Grafico 5 - Utilizzo degli scarti da parte delle diverse imprese della filiera

 

Conclusioni

La frequenza degli eventi estremi di danneggiamento dei boschi e le dinamiche di mercato impongono sia un adattamento delle modalità di gestione selvicolturale sia delle tecniche di utilizzo del materiale legnoso. L’attuale alta disponibilità di legname di conifera, derivante soprattutto dalle utilizzazioni forzose, lascerà nel medio-breve periodo il posto ad un’importante contrazione dell’offerta di queste specie a livello locale ed internazionale (Bozzolan et al. 2024). A fronte di questo processo, la domanda di legname è invece in continua crescita, anche in conseguenza del processo di decarbonizzazione dell’economia e della già ricordata crescita di diversi settori della bioeconomia basati sull’impiego di legname che, se si escludono gli impieghi in edilizia, è in grandissima prevalenza legata a piccoli assortimenti (Egger et al. 2024).
A questo orizzonte di medio-lungo periodo si affianca una condizione contingente molto particolare: a seguito dei recenti eventi estremi, la capacità lavorativa delle imprese forestali trentine è passata dai 540.000 m3 tariffari di legname nel 2018 ai 700.000 m3 nel 2021. Sul lato delle imprese di prima lavorazione, la capacità di segagione è passata nello stesso periodo da 750.000 m3 netti a circa 1 milione di m3 (Servizio Foreste 2022). I servizi provinciali stimano che la capacità di segagione sia stata ulteriormente incrementata negli ultimi tre anni, superando 1,3 milioni di m3.
Appare quindi quanto mai opportuno puntare ad un uso sempre più efficiente della risorsa legno. Un principio generale di orientamento dovrà essere quello di non sprecare legno dalle alte qualità tecnologiche per prodotti per i quali è sufficiente materia prima di minore qualità, principio molto prossimo a quello dell’impiego del legno “a cascata”.
Gli investimenti fatti dalle imprese specializzate nella lavorazione degli assortimenti di piccolo diametro sono quindi da considerarsi positivamente proprio perché coerenti con i principi ricordati. Allo stesso tempo, la corretta valorizzazione di questi prodotti, oltre a diminuire i problemi legati alle difficoltà di approvvigionamento della filiera, svolge un ruolo cardine nella fattibilità economica delle cure colturali (diradamenti) e delle utilizzazioni dei popolamenti di minor valore economico. In definitiva, la commercializzazione dei piccoli diametri può sostenere, almeno dal punto di vista economico, il necessario adeguamento delle tecniche di gestione e pianificazione forestale alle nuove dinamiche di mercato e ai nuovi scenari climatici, in linea con l’orientamento verso l’”intensificazione sostenibile” (Lombardi et al. 2020) che dovrebbe indirizzare le politiche agricole e forestali del prossimo futuro.
In definitiva non tutto il male vien per nuocere se sapremo cogliere l’occasione di Vaia e dei successivi attacchi del bostrico per andare verso modelli di gestione più intensiva dei nostri boschi, di potenziamento della filiera foresta-legno nazionale e di minor dipendenza dall’estero per l’importazione di legname.

Autori:

Simone Pezzato, Servizio Foreste P.A. Trento. E-mail:
Valentino Gottardi, Servizio Foreste P.A. Trento. E-mail:
Davide Pettenella, Tesaf Unipd. E-mail:

Bozzolan N., Mohren F., Grassi G., Schelhaas M., Staritsky I., Stern T., Peltoniemi M., Šebeň V., Hassegawa M., Verkerk P.J., Patacca M., Jansons A., Jankovský M., PalátováP., Blauth H., McInerney D., Oldenburger J., Jåstad E., Kubista J., Antón-Fernández C., Nabuurs G. 2024. Preliminary evidence of softwood shortage and hardwood availability in EU regions: A spatial analysis using the European Forest Industry Database. Forest Policy and Economics, 169, 103358. https://doi.org/10.1016/j.forpol.2024.103358  

Bozzolan N., et al. 2024 - Preliminary evidence of softwood shortage and hardwood availability in EU regions: A spatial analysis using the European Forest Industry Database. Forest Policy and Economics, Volume 169.

Egger C., Grima N., Kleine M., Radosavljevic M.(eds.) 2024 - Europe’s wood supply in disruptive times. An evidence-based synthesis report. IUFRO World Series Volume 42. Vienna. 160 p.

Lombardi F., Andreetta A., Corona P., Falsone G., Marchi E., Marziliano P., Motta R., Tognetti R., Scarascia-Mugnozza G., Zimbalatti G., Marchetti M. 2020 - Intensificazione sostenibile nella filiera foresta-legno. Atti del XVII Convegno AISSA “Buone pratiche di intensificazione sostenibile-Strumento per lo sviluppo del sistema agroalimentare italiano”. Vol. 1. AISSA, Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie, 2020. 5-11.

Servizio Foreste, 2022 - La filiera trentina del legno. Indagine sul settore forestale in Provincia di Trento e prima lavorazione del legno e sulle imprese di utilizzazione.

Verkerk, P.J., Hassegawa, M., Van Brusselen, J., Cramm, M., Chen, X., Maximo, Y. I., Koç, M., Lovrić, M., Tegegne, Y. T. 2022. Forest products in the global bioeconomy - Enabling substitution by wood-based products and contributing to the Sustainable Development Goals. Rome, FAO. https://doi.org/10.4060/cb7274en

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