Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
di Chiara Caprini (AUSF Torino)
Il 16 e 17 dicembre 2023 si è tenuta presso il Parco Naturale della Val Troncea, situato all’interno del contesto alpino delle Alpi Cozie, un'uscita di due giorni che ha coinvolto i soci dell’Associazione Universitari di Studenti Forestali di Torino (AUSF Torino) dandogli l’occasione di approfondire la gestione delle foreste presenti dei territori del Parco e le modalità con le quali vengono realizzati i rilievi meteo-nivologici con le metodologie AINEVA. Ma non solo: grazie alla partecipazione del SASP Piemonte sono stati toccati argomenti rilevanti in materia di sicurezza e fruizione dell’ambiente alpino affrontando la gestione del soccorso alpino e come comportarsi nel caso ci si dovesse imbattere con una valanga.
Il Parco Naturale della Val Troncea è uno dei quattro parchi presenti nelle Alpi Cozie (Piemonte), chee si estende per una superficie di 3.280 ha ed è gestito dall’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie. La valle, posta lateralmente rispetto alla Val Chisone, mostra un paesaggio alpestre sul versante orografico destro, ricoperto da fitti boschi di larice e pino cembro e da estesi pascoli d’alta quota e un severo profilo sul versante sinistro, dominato da pareti rocciose che sovrastano il greto del torrente Chisone.
Durante la prima giornata, si è parlato molto della Rete Natura 2000 in quanto la Val Troncea ne fa parte. Infatti in essa possiamo trovare sia ZSC (Zone Speciali di Conservazione) che ZPS (Zone di Protezione Speciale) e pertanto per la gestione delle aree Rete Natura 2000 presenti all’interno del Parco vengono seguite le indicazioni riportate nel documento sulle misure di conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 del Piemonte. Queste sono integrate dalle Misure di conservazione sito specifiche (MCSS) approvate per ogni singola Zona Speciale di Conservazione. Il documento sulle misure di conservazione sito-specifiche del Sito IT1110080 (Val Troncea) riporta ad esempio le buone pratiche da incentivare nei boschi di Larice e Pino cembro, come l’arricchimento della composizione con specie localmente idonee rare o scomparse per pregressa gestione (pino cembro, abete bianco, abete rosso, sorbo degli uccellatori) e la riduzione dell’uniformità dei popolamenti monoplani con interventi selvicolturali mirati a diversificare la struttura verticale.
Ci si è dedicati inoltre moltissimo agli aspetti di comunicazione e dialogo con i professionisti, la gestione attiva, le zone via di esbosco e vie di taglio, la biodiversità. È bene infatti integrare all’interno degli enti parco dei dottori forestali che sappiano quanto sia importante la gestione attiva per preservare il patrimonio, tuttalpiù in boschi e contesti fortemente artificiali come questo, il lariceto puro, poiché derivante da una gestione antropica pregressa che se viene meno vengono meno anche gli habitat che si sono sviluppati nel tempo. Difatti il concetto di biodiversità contempla anche la capacità di mettere assieme tutti questi aspetti: il dialogo sul territorio, interpretazione ed attuazione delle norme tecniche, e la consapevolezza che la gestione attiva è alla base della gestione e conservazione di un territorio, paesaggio, habitat.
Oltre a ciò, gli “ausfini” e le “ausfine” di Torino hanno potuto visitare un bosco comunale (appartenente al comune di Valle, TO), dove nell’ambito degli interventi che erano previsti e già sottoposti a valutazione d’incidenza il Comune ha chiesto un sopralluogo del Parco per individuare una via di esbosco e segnalare eventuali “emergenze” naturalistiche.
Grazie ai rilievi nivologici effettuati con i tecnici e le guardie del Parco e realizzati con l'utilizzo di specifiche sonde, lastre cristallometriche e lenti di ingrandimento, i soci dell’Associazione hanno potuto apprezzare le differenze tra i diversi grani (ovvero i cristalli che hanno subìto una trasformazione per opera dei metamorfismi) che compongono il profilo stratigrafico, e identificare gli strati più deboli e discontinui del manto nevoso, e di conseguenza, meno stabili e soggetti a cedimento.
Anzitutto bisogna tenere in considerazione il fatto che i cristalli di neve non sono sempre uguali: una volta depositati al suolo iniziano infatti a trasformarsi (metamorfismo del manto nevoso) a causa di diversi fattori quali vento, pressione degli strati superiori e temperatura dell’aria (radiazione solare e flusso geotermico). Inoltre, le sollecitazioni a cui è sottoposto il manto nevoso (principalmente compressione, trazione e taglio), vanno a condizionare ulteriormente il suo aspetto e le forze e tensioni interne.
Imparare a conoscere il manto nevoso è importante per comprendere come questo influisca sulla temperatura e per calcolare la quantità d’acqua che verrà rilasciata durante la primavera. Ma soprattutto, studiare i diversi strati che compongono il manto nevoso e le loro caratteristiche fisiche e meccaniche serve per calcolare la stabilità del manto nevoso stesso, ed individuare eventuali zone favorevoli al distacco di valanghe.
Nella mattinata del 17 dicembre i volontari della XXXIII Delegazione Valli Pinerolesi (Stazione di Sestriere-Pragelato) del SASP Regionale hanno tenuto, presso il Rifugio Troncea, una lezione sulle valanghe e sul soccorso alpino. Si è parlato molto anche l'utilizzo dell’ARTVA, che successivamente i soci AUSF hanno avuto modo di imparare ad utilizzare con una simulazione di ricerca dispersi.
Le valanghe non sono tutte uguali. Con i volontari del SASP si è parlato di una delle tante classificazioni delle valanghe, quella basata sul diverso contenuto in acqua: possiamo infatti distinguere le valanghe di neve umida dalle valanghe di neve asciutta. Le prime contengono acqua allo stato liquido e di conseguenza sono più pesanti di quelle composte da neve asciutta e posseggono un'elevata densità. Le valanghe di questo tipo si formano dopo un forte aumento delle temperature, e sono quindi tipiche del periodo primaverile, ma non esclusivamente: si possono osservare sempre di più anche d’inverno in determinate situazioni di piogge in quota per più giorni e/o in situazione di disgelo, causato da temperature elevate. Le valanghe di neve asciutta sono invece meno dense e scendono ad una velocità molto elevata (anche oltre i 300 Km/h).
Per quanto riguarda il soccorso, è importante ricordare che i tempi utili per avere buone probabilità di sopravvivenza dopo essere stati travolti da una valanga sono estremamente ridotti: in media si hanno a disposizione dai 10 ai 15 minuti per estrarre ancora vivo un sepolto da valanga. Ѐ fondamentale quindi conoscere bene le tecniche di autosoccorso, ovvero l’insieme di quelle azioni di soccorso messe subito in atto dal gruppo che ha subito l’incidente. Per facilitare la ricerca dei compagni dispersi, è di vitale importanza l'utilizzo dell’ ARTVA, un dispositivo elettronico che trasmette un segnale radio (457 kHz) e permette di trovare la persona travolta (grazie anche al segnale sonoro emesso dall’apparecchio che aumenta di intensità man mano che ci si avvicina al dispositivo della persona dispersa). Ѐ necessario che tutti i componenti del gruppo siano dotati del proprio apparecchio e che questo venga fissato bene al corpo, possibilmente in una tasca della giacca vicino al petto. Occorre però ricordare che ARTVA da solo o non basta a salvare un travolto da valanga: una volta localizzato il punto dal quale giunge il segnale, bisogna estrarlo, e per questo è importante ricordare di munirsi di una pala sufficientemente robusta ed una sonda.
Importante però ancora evidenziare alcuni aspetti significativi da tenere a mente quando si organizzano dei trekking, escursioni e gite in montagna di qualsiasi tipo e in qualsiasi stagione, e da prendere in considerazione per prevenire spiacevoli (se non pericolose) situazioni: l’importanza nel scegliere un'attrezzatura e un vestiario adatto. Purtroppo molto spesso veniamo a conoscenza di interventi di soccorso alpino dovuti ad una scelta dell’attrezzatura e del vestiario inadatto al contesto. Questo non comporta solo un rischio per chi è stato poco prudente, ma in certe situazioni la mancata attenzione può mettere in pericolo anche terzi. Ѐ consigliato inoltre informarsi in anticipo sull’itinerario che andremo a percorrere, sulle eventuali precipitazioni previste e, in inverno, consultare il bollettino nivometereologico regionale.
La montagna è sì un luogo da vivere ed esplorare, ma al tempo stesso da rispettare ed imparare a conoscere; essere consapevoli dei propri limiti e dei possibili rischi legati allo svolgimento di determinate attività ci permette di organizzare al meglio la nostra “visita” a questi magnifici giganti della Terra.
Se vuoi scoprire di più su AUSF Italia, sul nostro sito è disponibile un articolo firmato da Solaria Anzilotti che ripercorre la storia dell’Associazione, dalla nascita alle recenti attività e collaborazioni a livello nazionale e internazionale.
A questo link invece, la raccolta completa dei contributi pubblicati da AUSF Italia sul sito.
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