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Per dare forza alla Strategia Forestale serve animazione territoriale: da Oltreterra la proposta di una nuova professionalità

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animazione forestale territoriale

di Luigi Torreggiani

 

Oltreterra è l’evento annuale promosso da Slow Food Italia, Legambiente, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, Romagna Acque e Fondazione Alberitalia che ha da sempre l’obiettivo di promuovere azioni economiche sostenibili e replicabili per la montagna italiana.

Un momento di confronto, quello tenutosi a Santa Sofia (FC) dal 13 al 15 novembre, arrivato all’undicesima edizione, in cui come sempre sono stati coinvolti esperti ed esperte di vari settori insieme ad enti, associazioni e portatori di interesse. Il “pensatoio” di Oltreterra, che ogni anno elabora proposte concrete attraverso il lavoro di sei tavoli di discussione, è stato anche quest’anno proficuo e ricco di spunti su vari fronti. Un tavolo, in particolare, è stato dedicato al ruolo delle filiere del legno locale e, proprio da questo gruppo di lavoro, è uscita una proposta interessante che riteniamo importante sottolineare e promuovere.

Oltreterra2024

 

La necessità di animazione forestale territoriale

“Manca qualcosa, manca ancora qualcosa…”, ripeteva incessantemente Gabriele Locatelli, mente e animatore di Oltreterra, mentre i partecipanti bevevano il caffè prima dell’inizio del terzo e ultimo giorno di lavoro. “Abbiamo un sacco di idee interessanti e innovative, ma manca qualcosa di concreto per metterle a terra in modo diffuso sui territori”, ribadiva di persona in persona, cercando conferme e soprattutto risposte.

Il primo a replicare è stato Raoul Romano, ricercatore del CREA Politiche e Bioeconomia nonché coordinatore del tavolo di lavoro: “La nuova età del legno”. Proprio durante i lavori di questo tavolo è infatti emersa una necessità condivisa: quella di dotare i territori rurali e montani di una nuova professionalità, in grado di svolgere il ruolo di “animazione forestale territoriale”. Un ruolo svolto da soggetti che, come ha spiegato Romano, dovrebbero essere in grado di: “Vedere e capire la complessità dei singoli territori, i problemi specifici e le opportunità, le esigenze della collettività e le necessità delle comunità, per poi immaginare, condividere e realizzare percorsi progettuali su misura, capaci di accompagnare gli attori dello sviluppo locale verso gli obiettivi della Strategia Forestale Nazionale in un orizzonte di medio-lungo periodo”. “Non si tratta di creare una nuova professione”, ha sottolineato Romano, “ma di immaginare una diversa prospettiva, dotando figure già esistenti e attive sui territori, penso in particolare ai professionisti agronomi e forestali, di una professionalità aggiuntiva, con un ruolo di facilitazione e coordinamento”.  

A elaborare da subito la proposta sono stati Enrico Gallo e Alessandra Stefani, rispettivamente Dirigente del Settore Foreste della Regione Piemonte e Presidente del Cluster Italia Foresta Legno. “Ogni anno da Oltreterra, ma anche da altri luoghi e momenti di discussione analoghi, escono racconti di buone pratiche e iniziative eccellenti, nate dal basso nei territori, che hanno saputo mobilitare le comunità. Tuttavia il successo di tali iniziative è spesso legato a singole figure riconosciute, a occasioni nate da incontri fortunati, e le esperienze puntuali non sono sufficientemente comunicate all’esterno. Così è difficile replicarle in altri contesti, farle diventare un patrimonio diffuso e condiviso”.

Nonostante questo, secondo Gallo e Stefani, oggi siamo di fronte a opportunità uniche, che potrebbero essere colte per dare gambe all’idea elaborata dal tavolo di lavoro coordinato da Raoul Romano. Nelle Regioni infatti sta iniziando a diffondersi la pianificazione forestale territoriale attraverso i PFIT (i Piani Forestali di Indirizzo Territoriale introdotti dal TUFF nel 2018) e si registrano le prime sottoscrizioni degli Accordi di foresta (strumenti anch’essi nati da idee elaborate nelle precedenti edizioni di Oltreterra), insieme ad altre iniziative di associazionismo e cooperazione (ASFO, Consorzi, cooperative). La figura dell’animatore forestale territoriale sembrerebbe perfetta proprio per seguire lo sviluppo dei PFIT e per governare gli Accordi. Ed è in questi ambiti, anche attraverso i fondi previsti dalla Strategia Forestale Nazionale, che potrebbero trovarsi le risorse per remunerare i professionisti incaricati di questo ruolo strategico.


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Un problema di competenze   

“Ma anche trovassimo le risorse, i nostri neolaureati e i professionisti già presenti sui territori avrebbero le competenze necessarie per svolgere al meglio questo ruolo?” ha chiesto qualcuno, mentre i presenti erano invitati a prendere posto per la sessione plenaria conclusiva di Oltreterra.

“No, o almeno non ancora del tutto”, è stata la risposta all’unisono di molti, anche se esistono già ottimi esempi di uomini e donne appassionati e competenti che nel tempo si sono caricati sulle proprie spalle le aspettative di intere comunità, coordinando esigenze, necessità e prospettive all'interno di progettualità forestali innovative. 

Da qui una nuova elaborazione di pensieri che, qualche ora più tardi, a margine del “Tavolo del fare” - il momento di discussione con cui si conclude l’evento - ha assunto concretezza, individuando nella formazione il primo passo necessario. È stato infatti proposto ufficialmente di: “Costruire un percorso formazione per animatori forestali territoriali che permettano l’innesco di processi di partecipazione delle comunità e collegamento tra i soggetti della filiera per l’attivazione dei processi di pianificazione e di costruzione delle reti”. L’idea è stata da subito sostenuta da Marco Marchetti, Presidente della Fondazione Alberitalia e docente all’Università La Sapienza di Roma, attraverso una proposta operativa: “Organizzare un Summer Camp di Oltreterra per formare animatori forestali territoriali, coinvolgendo professionalità con profili differenti da luoghi differenti, individuando le abilità necessarie, essenziali per un forest management contemporaneo ed efficace”. Daniele Gambetti, Dottore forestale e Consigliere nazionale del CONAF, ha mostrato interesse rispetto alla proposta, sottolineando come questo primo percorso formativo, insieme ad altri che meriterebbero di essere organizzati nel tempo, potrebbe essere sostenuto nell’ambito della formazione continua prevista dall’Ordine professionale.

 

Non solo formazione

Se la formazione è indubbiamente un passo necessario e prioritario, è altrettanto importante che questa idea venga elaborata e condivisa dai soggetti che hanno la possibilità di creare le condizioni necessarie al suo attecchimento, innanzitutto il Masaf e le Regioni/Province Autonome. Per questo, al fianco delle prime attività formative sperimentali, saranno necessari momenti di riflessione condivisa con i soggetti istituzionali, per discutere in modo molto pragmatico di come sfruttare tali nuove professionalità, quante risorse occorrerebbe stanziare e come è possibile farlo.

Come sempre Oltreterra si è dimostrato un fecondo incubatore di idee e un luogo di fermento culturale rispetto allo sviluppo della montagna e, in particolare, delle filiere forestali. La proposta di investire sull'animazione territoriale non è certo nuova, se ne parla in varie forme ormai da tempo, ma probabilmente oggi, in ambito forestale, i tempi sono maturi e la consapevolezza del settore su questa necessità è quantomai elevata.

Ma oltre alla formazione e al coinvolgimento di Masaf e Regioni, un terzo elemento sarà fondamentale: coinvolgere, nei vari processi, anche professionalità esterne al mondo forestale, che sappiano inserire tra le nostre competenze anche quelle specifiche di partecipazione e animazione territoriale, ambiti che da anni sono molto studiati e sperimentati in altri settori paralleli al nostro e in cui già esistono buone pratiche e sperimentazioni da cui prendere spunto.

Non rischiamo di incorrere in un errore rischioso, quello cioè di “fare le cose in casa”. Cogliamo l’occasione per aprire le porte a chi potrebbe contaminarci positivamente, per costruire al meglio questa nuova professionalità capace di essere un “enzima” fondamentale per quel cambio di passo nella gestione di buona parte delle foreste italiane auspicato ormai da più parti.

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