La Summer School forestale: l’iniziativa di AUSF Ancona
di Elena Barocci, Francesco Carosi, Pietro Turchi, Simone Sorgini e Amalia Radu
Dal 10 al 12 giugno 2024 si è svolta la Prima Edizione della Summer School organizzata da AUSF Ancona, un evento pensato per offrire agli studenti un’esperienza di apprendimento innovativa e complementare al percorso accademico. Questa iniziativa ha permesso ai partecipanti di mettere in pratica le conoscenze acquisite sui banchi universitari, immergendosi in un’avventura formativa a diretto contatto col territorio.
La Summer School si è svolta in tre intense giornate presso il Monte Vettore (AP), e la base logistica è stata “Casa Ficocchia“, un casolare nei pressi di Comunanza (AP) a pochi passi dal lago di Gerosa e dal monte stesso. L'iniziativa ha visto la partecipazione di alcuni Docenti del D3A dell’Università Politecnica delle Marche, ed anche Professionisti Esterni, arrivati sin da molto lontano per arricchire le attività con le loro competenze su determinati temi d’interesse. La Summer School si è rivolta a studenti iscritti ai corsi di Laurea Triennale e Magistrale di Scienze Forestali ed Ambientali dell’UNIVPM, impegnandoli in attività didattiche e laboratori sul campo, per esplorare in modo diretto sfide e soluzioni legate alla gestione forestale, alla biodiversità e alla conservazione degli ecosistemi naturali. L’esperienza si è quindi svolta in un contesto di forte interazione tra teoria e pratica, con l'intento di fornire ai partecipanti gli strumenti necessari per affrontare le complesse problematiche ambientali del futuro, arricchendo così la loro formazione accademica e professionale. Questa iniziativa nasce dalla riflessione degli studenti di scienze forestali sull'orientamento prevalentemente teorico dei corsi di laurea, causato dalla scarsa attività pratica sul campo e dal limitato coinvolgimento in esperienze dirette, che compromette un apprendimento esperienziale fondamentale per una formazione completa. Gli studenti necessitano di opportunità concrete per mettere in pratica i concetti appresi in aula, sia in contesti reali sia simulati, così da sviluppare competenze operative, affrontare problemi concreti e approfondire la comprensione delle tematiche studiate. Un percorso di studi eccessivamente teorico rischia di non fornire la preparazione necessaria per affrontare con successo le sfide professionali future. Le attività sul campo, i laboratori e le esperienze pratiche sono fondamentali per migliorare le abilità tecniche, favorire un apprendimento più dinamico e rendere lo studio più coinvolgente e motivante, mostrando in modo diretto l’applicabilità delle conoscenze acquisite. Una Summer School non è solo formazione, ma anche un’occasione per esplorare il legame tra scienza e territorio.
Attività svolte
Le attività svolte hanno abbracciato un'ampia varietà di discipline forestali, dall'analisi paesaggistica e territoriale fino alle metodologie di valutazione qualitativa e trasformazione del legno. Ciò ha permesso una visione d’insieme della figura del Dottore Forestale e dei numerosi ruoli professionali di sua competenza all’interno della filiera bosco-legno.
Il primo giorno di attività si è concentrato principalmente in ambito Geologico e del Rischio idrogeologico, analizzando le funzioni del Lago di Gerosa e la costruzione architettonica della relativa diga. Si tratta di un bacino artificiale situato nelle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, tra i comuni di Montemonaco e Comunanza, circondato da colline e monti del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il lago si è formato grazie alla costruzione di una diga sul fiume Aso, ed è utilizzato principalmente per scopi idrici e per la regolazione idraulica, prevenendo alluvioni e sostenendo l’ecosistema fluviale. Esso riveste un'importanza significativa in ambito idrogeologico, poiché la sua presenza e gestione, attraverso il rilascio controllato delle acque, influiscono direttamente sull'equilibrio della regione circostante. La diga agisce come un importante strumento per la gestione del rischio idraulico, contribuendo alla protezione del territorio da fenomeni di alluvioni, dissesti, saturazione dei terreni o squilibri idrici in periodi di siccità. Se la gestione del lago non è adeguata, il rischio è di alterare l'equilibrio geologico della zona, con conseguenti impatti sulla stabilità del terreno, la conservazione degli habitat naturali e la sicurezza delle infrastrutture.
Nel pomeriggio, con la collaborazione del Dott. Maresi, ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige (TN), il focus si è spostato sull'analisi dello stato fitosanitario di un castagneto colpito dalla patologia del Mal dell'Inchiostro, causata da patogeni del genere Phytophthora.
Il castagno, nelle Marche e in particolare nel Piceno, riveste un'importanza significativa per le comunità rurali; sin dal Medioevo, ha rappresentato una risorsa fondamentale per le comunità delle aree montane interne, poiché queste zone erano particolarmente povere e la pianta era chiamata "albero del pane" in quanto costituiva la principale fonte di sostentamento per i piccoli paesi. Questi, un tempo molto più popolosi di oggi, la utilizzavano sia per il legname che soprattutto per la produzione di farina di castagne, dalla quale si ricavavano i principali alimenti invernali, incluso il pane. Questo vasto utilizzo storico ha fatto sì che nella provincia di Ascoli, nonostante la significativa contrazione del settore dal ventesimo secolo a causa dell’abbandono delle aree marginali, si ritrovassero molteplici varietà di castagno, dal marron gentile alla Nzita, conferendo a questo territorio un importante valore conservazionistico.
È importante considerare che per questi comuni il mercato castanicolo rappresenta un'importanza vitale per mantenere vivo il territorio; molte imprese locali e privati che risiedono in queste aree possiedono almeno un appezzamento che, seppur di ridotte dimensioni, rappresenta una significativa fonte di reddito. Attualmente, l'Università Politecnica delle Marche, insieme alla provincia e ad altri enti, sta avanzando studi per contrastare questa malattia, e non solo. È importante contrastare queste problematiche per contribuire seppur in piccola parte ad arrestare il continuo spopolamento delle aree rurali che sta progressivamente aumentando.
Nella provincia di Ascoli Piceno, dove si trova il sito analizzato, si concentra il 90% della superficie castanicola regionale, una risorsa cruciale per l'economia delle zone interne. Purtroppo, i castagneti da frutto di questa area sono gravemente colpiti dalla malattia, che ha causato il rapido deperimento di molti esemplari. Di conseguenza, nelle aree più colpite si assiste all'abbandono di questa attività, il che rappresenta uno sforzo vano per i castanicoltori che vedono decimare i loro castagni, spesso secolari, dai quali dipendeva parte del loro sostentamento. Alcuni, nonostante le difficoltà, continuano la tradizione e cercano soluzioni. In alcuni casi, grazie alla loro perseveranza e al supporto fornito dal PSR INKAS, è stato possibile applicare metodi sperimentali per il controllo e la salvaguardia dei castagneti da frutto affetti dal Mal dell'Inchiostro. L'indagine è stata condotta tramite analisi diretta dello stato degli individui colpiti: ogni pianta è stata classificata in cinque diverse classi di malattia in base alla percentuale di tessuto morto nella chioma e alla presenza di sintomi specifici, come necrosi a fiamma a livello del colletto con fuoriuscita di essudati nerastri. Successivamente, è stato effettuato un rilevamento tramite drone, equipaggiato con sensori multispettrali e RGB, che ha permesso di mappare la distribuzione e l'intensità della malattia nell'area. Grazie a questo e ad altri rilievi effettuati su altri castagneti della provincia, sarà possibile condurre studi su come il remote sensing non solo costituisca una metodologia speditiva per la mappatura della malattia, ma anche produca risultati promettenti per l'early detection, sfruttando lunghezze d'onda al di fuori dello spettro visibile. Questo approccio innovativo offre dati utili per la gestione delle fitopatie e per indirizzare opportunamente le scelte d'intervento. Tali competenze, specifiche del settore forestale, sono state ribadite al termine della giornata in un seminario interattivo focalizzato sull'approfondimento delle conoscenze necessarie allo svolgimento della professione e inerenti all'Esame di Stato. Il seminario è stato trasmesso in diretta streaming e ospitato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali (CONAF).
Nel corso della seconda giornata, le attività si sono incentrate sul massiccio del Piè Vettore, dove è stata condotta un’esercitazione pratica di fitosociologia orientata all’analisi floristico-vegetazionale in faggeta. Lo studio ha previsto l’identificazione delle specie, l’analisi della struttura della vegetazione e la valutazione delle interazioni tra le specie floristiche identificate e le variabili microclimatiche locali. Al faggio (Fagus sylvatica), che è una specie tipica delle zone montane dell'Appennino centrale, si aggiungono altre specie come il cerro (Quercus cerris) e la rovere (Quercus petraea), che crescono nelle aree più basse e ben drenate e, in alcune zone, in particolare a quote più elevate, si incontrano anche formazioni di abeti (Abies alba). Tra le specie endemiche e simbolo della flora dei Monti Sibillini, si possono citare la Campanula sibillina e la Gentiana pneumonanthe, entrambe legate agli ambienti montani e, in particolare, alle alte quote. Inoltre, l'area ospita una grande varietà di specie floristiche che contribuiscono a rendere unica la biodiversità del parco e su cui è calibrata la gestione selvicolturale applicata nel Parco Nazionale.
Gli indirizzi gestionali prevedono la preservazione della biodiversità caratteristica attraverso il mantenimento della struttura naturale, con interventi minimi per non alterare le condizioni ecologiche di specifiche cenosi. Viene favorito così il taglio selettivo, promuovendo la crescita di piante giovani e la rinnovazione naturale. In alcune zone, la gestione prevede anche il ripristino di habitat naturali come pascoli e radure, necessari per la fauna e flora locali, attraverso il controllo della vegetazione invasiva e la rotazione del pascolo. La gestione include anche attività di monitoraggio e ricerca ecologica per valutare l'efficacia delle pratiche e garantire la salute a lungo termine degli ecosistemi forestali
Successivamente, il Dott. Geologo Mentoni ha condotto un'esplorazione geologica del Vettore, illustrando le varie peculiarità relative a stratigrafia e tettonica del sito. La composizione delle rocce che costituiscono il monte è principalmente calcarea, con presenza di calcari e dolomie che influiscono sulla qualità e sul pH del suolo, determinando così la composizione vegetazionale. Inoltre, le attività tettoniche e la presenza di faglie attive nella regione hanno anche un impatto sulla stabilità del suolo e sulla struttura delle foreste. Le scosse sismiche possono provocare frane, smottamenti e alterazioni del suolo che cambiano la composizione della vegetazione. In seguito a eventi sismici, risultano più soggette all'erosione, favorendo piante pionieristiche o specie che crescono su terreni instabili.
L'ultima giornata ha previsto la partecipazione del gruppo di pedologi dell’Università, con cui si è svolta un'analisi approfondita dell'impatto della gestione antropica su suolo e soprassuolo. I ragazzi si sono divisi in due gruppi per effettuare scavi in aree diverse, finalizzati alla definizione e confronto dei diversi profili pedologici. L’attività ha consentito di analizzare dettagliatamente la composizione del suolo differenziando orizzonti organici e minerali, e verificandone le caratteristiche si sono potute distinguere le proprietà fisico-chimiche dei suoli. L’attività è stata utile dal punto di vista didattico e collaborativo, perché ha permesso agli studenti delle diverse annate di confrontare le proprie valutazioni personali con quelle degli altri membri del gruppo, in una disciplina come la pedologia dove il confronto è fondamentale. Nel pomeriggio, è stata fatta visita alla segheria Alto Tenna di Amandola che ha incluso una dimostrazione tecnica dei processi di lavorazione del legno, con particolare attenzione alle tipologie di semilavorati e alle pratiche di certificazione sostenibile del legname. La segheria si occupa principalmente del taglio e della lavorazione del legno proveniente sia dalle foreste locali che del Nord Italia o dall’estero, lavorando essenze come faggio, rovere, castagno e larice. La segheria attualmente dispone di uno stabilimento di 30.000 m², di cui 3.500 m² coperti, sito lungo il fiume Tenna e vanta macchinari all’avanguardia nel settore come un impianto di segagione specifico per legno massiccio, macchine a controllo numerico per la lavorazione delle travi e per carpenteria di prim’ordine e una linea per rifilatura del tavolame. L'azienda si dedica alla produzione di legname da costruzione, travetti, piastrelle, pannelli e altri materiali da utilizzare in ambito edilizio e industriale. La giornata si è conclusa con un'esercitazione pratica di classificazione qualitativa del legname, basata su un rilievo visivo dei difetti.
Conclusioni
L’esperienza della Summer School rappresenta un momento non solo per poter approfondire tematiche affrontate nei corsi di studio, ma anche temi innovativi e di particolare interesse per gli studenti. Le nuove conoscenze e competenze acquisite nei vari ambiti trattati, il rafforzamento dei rapporti interpersonali tra studenti dei corsi triennali e magistrali ed il contesto ambientale rappresentano una combinazione perfetta che rende la Summer School un'opportunità unica di crescita personale e professionale. Non solo arricchisce il bagaglio culturale degli studenti, ma favorisce anche la creazione di una rete di contatti preziosa per il futuro. Professori ed esperti esterni, hanno costituito basi solide per una rete di formazione e informazione che si rivelerà preziosa per il futuro degli AUSFini e degli studenti di Scienze Forestali e Ambientali delle Marche.
Nonostante le sfide organizzative, in particolare quelle riguardanti la gestione delle tempistiche, il risultato finale è stato encomiabile, avendo ricevuto un riscontro estremamente positivo sia dai partecipanti stessi che dai nostri Docenti. Questo successo ci motiva ulteriormente a migliorare e a progettare la pianificazione di nuovi eventi del genere, rimettendoci già in gioco nell’organizzazione della prossima Summer School targata AUSF Ancona!
Non solo formazione...
Durante questa esperienza, tanto breve quanto intensa, abbiamo comunque deciso di riservarci, al termine di ogni giornata, dei momenti di convivialità e relax. Questi attimi speciali ci hanno permesso non solo di ricaricarci, ma anche di conoscerci meglio e di costruire nuove amicizie e legami. Insieme, abbiamo creato ricordi che vanno oltre il solo apprendimento, rendendo ogni serata un'occasione preziosa per rafforzare il nostro gruppo.
Se vuoi scoprire di più su AUSF Italia, sul nostro sito è disponibile un articolo firmato da Solaria Anzilotti che ripercorre la storia dell’Associazione, dalla nascita alle recenti attività e collaborazioni a livello nazionale e internazionale.
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