Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 46 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Questa rubrica è sponsorizzata da FSC®Italia, PEFC Italia e UNIFOREST - Macchine forestali, che ringraziamo per consentire la diffusione gratuita dell'informazione forestale.
Preferisci ascoltare o leggere?
Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
Iniziamo con uno sguardo internazionale, attraverso due notizie che partono dal nostro Paese per poi arrivare alle foreste e al mercato del legno globale.
Su Sherwood, negli scorsi giorni, abbiamo infatti pubblicato i resoconti di due eventi che si sono tenuti, quasi parallelamente, a Roma (dal 15 al 16 ottobre) e a Taormina (dal 16 al 18 ottobre). Si tratta del cosiddetto “G7 delle foreste”, organizzato dal Masaf e dall’Accademia dei Lincei nell’ambito della presidenza italiana del G7 e della “International Softwood Conference”, coorganizzata da FederLegnoArredo.
Nel primo incontro, come ha spiegato sul sito di Sherwood Alessandra Stefani, sono uscite importanti riflessioni riguardanti la protezione delle foreste, in particolare di quelle tropicali, e la necessità di assicurare che il commercio mondiale delle materie prime e dei prodotti che derivano dalle foreste siano di provenienza e di produzione sostenibile. Dal “G7 delle foreste” è uscita inoltre la volontà di stanziare adeguate risorse finanziarie per sostenere le attività delle nazioni a basso reddito, in particolar modo nei confronti delle popolazioni locali e dei piccoli proprietari forestali. Su Sherwood abbiamo tradotto in italiano la dichiarazione finale, molto interessante per avere un quadro globale sulle politiche forestali.
Nel secondo incontro, invece, l’attenzione è stata focalizzata sulle dinamiche di mercato legate alla compravendita di legname di conifere. A portarci alcune riflessioni in merito è stato Davide Pettenella, che ha sottolineato il possibile ruolo futuro del legno nazionale di conifere, ma anche di latifoglie, nel settore dell’edilizia sostenibile. “Dovremmo spingere con molta più forza e aggressività nel promuovere il ruolo dell’edilizia in legno”, ha spiegato Pettenella, “costruire in legno è in effetti lo strumento principale e più efficace che il settore forestale ha nel contrastare il cambiamento climatico. La colata di cemento e di acciaio che si associa ai fondi PNRR, alle Olimpiadi, al Giubileo o alle politiche fiscali, consolideranno il ruolo della casa e degli edifici pubblici come principale fonte di emissioni di gas di serra in Italia: questo non ha nulla di coerente con gli impegni ambientali del nostro attuale Governo, così come di quelli degli anni passati”.
Questi due eventi autunnali non sono stati importanti soltanto a livello di contenuti e di riflessioni raccolte, che potete leggere in modo approfondito nei due articoli pubblicati su Sherwood, ma anche per affermare il ruolo dell’Italia come Paese che, anche se ancora timidamente, sta iniziando finalmente a porsi come interlocutore di primo piano sul tema forestale (e anche del verde urbano, come dimostra l’ufficio di EFI Biocities inaugurato di recente a Roma).
Durante il “G7 delle foreste” il Ministro Lollobrigida ha portato, con ragione, la nostra Strategia Forestale Nazionale come un esempio d’avanguardia per tutta Europa. Ora però, di fianco a questo strumento essenziale e anche a seguito di una rinnovata visibilità mondiale sui temi forestali, occorrerebbe iniziare a portare sui territori, con più forza e in modo diffuso, quanto enunciato nei documenti: la strada è ancora molto lunga e in salita.
Per approfondire:
Su “CreaFuturo”, la testata giornalistica online del CREA - Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'Economia agraria, è stato recentemente pubblicato un articolo di Piermaria Corona, direttore del Centro di Ricerca Foreste e Legno, che merita attenzione.
Corona infatti tratta il tema dell’innovazione nel settore forestale, che comprende una vasta gamma di approcci e strumenti volti a migliorare la produttività, ridurre gli impatti ambientali e promuovere la salvaguardia della biodiversità.
“L’introduzione di metodi avanzati (ad esempio genomica, ecofisiologia, statistica, informatica, robotica) e nuove tecnologie (come sensoristica prossimale e remota, biotecnologie, intelligenza artificiale, meccatronica)”, spiega Corona, “offre la possibilità di aumentare efficacia ed efficienza nel monitoraggio, nella pianificazione, nella gestione, nell’utilizzazione delle risorse forestali e nella valorizzazione delle filiere produttive a esse connesse”.
Corona porta due esempi particolarmente interessanti che coinvolgono il proprio Centro di Ricerca.
Il primo è relativo alla macrotema della “precision forestry” e, in particolare, all’impiego del Laser Scanning terrestre, in modalità fissa o mobile, per fornire informazioni dettagliate sulla posizione, la dimensione e la forma dei fusti arborei, nonché dati sulla struttura di interi soprassuoli forestali. La possibilità di realizzare modelli tridimensionali di boschi e piantagioni, in cui sono raccolte informazioni utili per fare misurazioni e immagazzinare immagini per successive comparazioni, è sicuramente una delle frontiere più innovative di questo ambito, che potrebbe rivoluzionare i classici metodi di rilievo per piani di gestione, inventari e progetti.
Il secondo esempio è invece connesso al miglioramento genetico degli alberi forestali, impiegati sia per la produzione di legname di qualità e materia prima lignocellulosica per l’industria e le bioraffinerie, sia per la decontaminazione e il recupero di ambienti degradati e inquinati. In particolare, il miglioramento genetico del pioppo rappresenta un’attività di eccellenza di CREA Foreste e Legno, con lo sviluppo dei cloni MSA (a Maggior Sostenibilità Ambientale), in grado di ridurre alcuni interventi colturali e di difesa fitosanitaria. Recentemente è registrato un nuovo clone di pioppo ibrido, denominato “Tango”, che presenta resistenza all’afide lanigero e alle principali malattie crittogamiche del pioppo, quali la defogliazione primaverile, la bronzatura e la ruggine.
Corona conclude l’articolo sottolineando che: “Il trasferimento dell’innovazione è tanto cruciale quanto la sua creazione, per garantire che le innovazioni messe a punto siano accessibili e adottate a livello operativo”. È un tema su cui, come Sherwood, siamo da sempre molto sensibili: non basta studiare le innovazioni, per cambiare le cose occorre spendere altrettante energie per portarle a chi opera, rendendole economicamente accettabili e adattabili ai contesti reali. Anche su questo tema, come settore forestale nel suo complesso, abbiamo ancora molti margini di miglioramento.
Per approfondire:
Lo scorso 11 ottobre, con un comunicato stampa, la Provincia Autonoma di Trento ha portato nuovi dati riguardanti l’infestazione di bostrico tipografo che, come avevamo annunciato su Sherwood in un recente articolo, ha colpito in Trentino circa 13.400 ettari contro gli 11.500 circa della tempesta Vaia.
La stagione 2024, come era già stato annunciato durante l’estate, sembra essere stata particolarmente sfavorevole alla diffusione dell’insetto, le cui popolazioni sono sembrate in netto calo un po’ in tutti i territori colpiti.
“La popolazione di bostrico in Trentino è scesa notevolmente sotto i livelli degli anni scorsi e questo fa ben sperare in una chiusura dell’emergenza nel giro di un paio d’anni”, ha spiegato l’Assessore alle foreste Roberto Failoni, aggiungendo tuttavia che “è presto per cantar vittoria, sono infatti diversi i fattori che possono influire sull’evoluzione del fenomeno”. Questi fattori sono legati al verificarsi di altri schianti da vento o da neve, da lunghi periodi siccitosi in grado di portare a forte stress l’abete rosso e da condizioni climatiche particolarmente idonee per il ciclo vitale del coleottero. Tutti fattori direttamente connessi all’avanzata della crisi climatica e, di conseguenza, potenzialmente in aumento nei prossimi anni.
In Trentino il rischio rimane tuttavia elevato in 107 dei 442 catasti che compongono la Provincia Autonoma, anche se, nell’insieme, il volume dei danni segnalati si è ridotto da 1,5 milioni di metri cubi di alberi nel periodo 2022-2023 ai circa 0,6 milioni di metri cubi nel periodo 2023-2024. “Nei comuni catastali che sono tornati a rischio basso si potranno riprendere le operazioni selvicolturali”, ha evidenziato l’assessore Failoni, “si tratta di una prima risposta alle richieste di un ritorno alla normalità da parte di proprietari e imprese boschive”. Intanto, molte energie sono proiettate verso le attività di ripristino, con rimboschimenti che procedono al ritmo di circa 450mila piantine all’anno.
Se da un lato c’è da rallegrarsi per la generale curva discendente dell’epidemia di bostrico, dall’altro viene da chiedersi se, visto il forte rischio di recrudescenza di questo e altri fenomeni nel contesto della crisi climatica, nei territori colpiti si stiano creando tutte le condizioni per farsi trovare pronti alla prossima emergenza. Troppo spesso, in queste ultime settimane, si è sentito parlare o si è letto sui giornali di “vittoria sul bostrico”, di “problema alle spalle”, di “guerra finita”: il rischio di questa narrazione è di non spingere a traguardare al futuro con la giusta dose di timore e pragmatismo. E quindi, di non agire poi di conseguenza con la necessaria lungimiranza.
Per approfondire:
Negli scorsi giorni il mondo forestale ha scoperto di avere tra i propri colleghi uno dei principali e più stimati divulgatori scientifici italiani.
Già, perché ad Alberto Angela è stata conferita la Laurea honoris causa in Scienze Forestali e Ambientali, grazie ad un’iniziativa dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e, in particolare, del Rettore Giuseppe Zimbalatti, professore di meccanizzazione agraria e forestale.
Durante la cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento, è stata così spiegata la motivazione di questa scelta: “il Dott. Alberto Angela ha elaborato un uso sapiente del mezzo televisivo, facendolo divenire strumento di elevazione culturale della popolazione e di promozione della conoscenza. Con particolare riferimento alla trattazione dei temi inerenti alle risorse naturali e agli equilibri ambientali, il modello di comunicazione attuato elegge lo spettatore ad interlocutore privilegiato del metodo scientifico, consegnandogli, in una dimensione filosofica inedita e creativa, la possibilità di partecipare alla conoscenza e alla scoperta. I Documentari da lui proposti evidenziano una matura conoscenza delle discipline biologiche e naturalistiche applicate ai sistemi naturali; con una divulgazione scientifica orientata alla conservazione e valorizzazione degli habitat naturali e delle foreste, sempre supportata da una significativa ed intensa attività di aggiornamento e di valorizzazione dei risultati e dei prodotti della ricerca scientifica”.
Ci teniamo a dare questa notizia, anche se apparentemente marginale nel contesto di questa rubrica, in quanto grandi estimatori degli Angela - Piero e Alberto - e soprattutto del loro “metodo”, dal quale abbiamo tante volte provato a prendere spunto per le nostre attività di comunicazione forestale.
Una comunicazione, quella degli Angela, capace di trattare temi complessi ma in modo accessibile e creativo, suscitando emozioni e senso di meraviglia, senza però mai cadere negli eccessi retorici che sono invece tipici di molti altri divulgatori scientifici assai in voga negli ultimi tempi.
Questa Laurea honoris causa ad Alberto Angela sottolinea l’importanza, l’urgenza e anche la delicatezza del tema della comunicazione forestale in un tempo di “policrisi”, com’è stata definita l’attualità, dove la conservazione di habitat e specie nel contesto della crisi climatica dev'essere bilanciata sapientemente con l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali.
Trattando di foreste sappiamo bene quanto conflitto può nascere o può essere amplificato da una narrazione poco equilibrata e troppo semplificata: avere come “collega” un comunicatore come Angela, che ha sempre cercato di bilanciare il piacere della scoperta al dovere della complessità, è un grande vanto per tutte e tutti noi.
PS - ovviamente non facciamoci strane illusioni, non è che da oggi Alberto Angela si metterà a parlare di selvicoltura o pianificazione forestale in TV! Dovremo continuare a farlo noi, tutti assieme, magari con un pizzico di consapevolezza in più sull'importanza della comunicazione...
Concludiamo, come sempre, con uno o più consigli di lettura, ascolto o visione. In questo caso, ricollegandoci alle notizie di questa edizione, vi proponiamo una pubblicazione e un video.
La pubblicazione si ricollega ai temi del “G7 delle foreste” ed è l’ultima uscita della collana “From Science to Policy” dell’European Forest Institute (EFI). Si intitola: “Carbon Farming in The European Forestry Sector” e tratta di un tema cruciale per poter raggiungere la neutralità climatica dell’UE al 2050: come gestire le foreste per catturare e stoccare più carbonio e come contabilizzare, anche all’interno di schemi normativi, questo stoccaggio. Il tema è davvero vasto e complesso, ma se siete interessati all’argomento, ad esempio per quanto riguarda i crediti di carbonio, vi consigliamo la lettura (l’executive summary, in sole quattro pagine, vi mostrerà già in modo chiari i temi principali del dibattito).
Il video, della durata di soli due minuti, si lega invece alla seconda notizia, quella dedicata all’innovazione e alla precision forestry. È stato realizzato dalla Foresta Modello delle Montagne Fiorentine, partner del progetto DigiMedFor, per spiegare le tecnologie innovative testate nella foresta di Vallombrosa: un drone dotato di sensore LiDAR per mappare le aree forestali e stimare i volumi; strumenti avanzati per geolocalizzare gli alberi con elevata precisione, catturando dati su diametri, altezze e proiezioni delle chiome utili a creare “gemelli digitali” (Digital Twins) per modellare la crescita e le dinamiche delle foreste; infine, l’uso dei tag RFID, alla base degli alberi, per tracciare in modo trasparente i tronchi, dall'abbattimento fino alla lavorazione.
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