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di Luigi Torreggiani e Andrea Barzagli - Redazione di Sherwood
Come Compagnia delle Foreste e Sherwood, alcuni mesi fa, siamo stati invitati per la prima volta a partecipare ad un progetto dedicato alla terapia forestale. Come molti, da anni sentivamo discutere di questo tema, entrato rapidamente nel dibattito, ma non avevamo ancora avuto l’occasione di approfondirlo nel merito.
Ciò che non si conosce può generare dubbi, o peggio pregiudizi. E le pratiche di “forest bathing” si prestano molto allo sviluppo di preconcetti, soprattutto in un settore “conservatore” come il nostro, spesso legato alla tradizione e non particolarmente propenso alle innovazioni. I commenti ascoltati in questi anni da diversi addetti ai lavori sono stati variegati, ma spesso legati alla percezione di queste attività come qualcosa di bizzarro e poco credibile, in bilico tra la cultura new age e la stregoneria, potenzialmente in conflitto (non solo spazialmente, ma anche dal punto di vista emotivo) con le tradizionali attività forestali. Per fortuna, quando le istituzioni scientifiche forestali (come il CNR-IBE o il Dipartimento TESAF dell’Università degli Studi di Padova), ma anche mediche, come il CERFIT di Firenze, hanno iniziato a studiare il tema e a presentare pubblicamente i propri risultati, è stato chiaro come la terapia forestale, se svolta in luoghi idonei e con pratiche validate dalla scienza, ha davvero un grande potenziale per la salute umana, ma non solo. Essa può infatti rappresentare, nell’ambito dei servizi ecosistemici socioculturali, un’opportunità concreta per i gestori forestali e le comunità rurali.
È su queste basi che, dalla Foresta Modello delle Montagne Fiorentine, è nato il progetto “FOR.SA - foreste e salute”, descritto nel secondo articolo di questo Focus. Un progetto che ha realizzato concretamente quattro percorsi di terapia forestale nell’Appennino toscano, ma che ha puntato molto anche sul coinvolgimento delle comunità locali e sulla comunicazione, per cercare di far comprendere, ad un pubblico di non addetti ai lavori ma anche a gestori forestali e abitanti, che cos’è la terapia forestale e quali possono essere i suoi benefici per le persone e i territori. È così che siamo stati coinvolti nella realizzazione di articoli, basati su interviste ad esperti, e nella creazione di un podcast in sei puntate (disponibile sul sito di progetto, sui nostri canali e su tutte le piattaforme di ascolto).
Approfondendo questo argomento ci siamo resi conto di una questione centrale, che dovrebbe rappresentare l’obiettivo principale in quest’ambito per il settore forestale: la necessità di arrivare ad un riconoscimento della terapia forestale da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Le evidenze scientifiche non mancano, le sperimentazioni neppure. Ora serve un importante sforzo politico.
Si tratta di un obiettivo fondamentale, perché solo in questo modo sarà possibile standardizzare le pratiche, la caratterizzazione dei siti, le figure professionali coinvolte e la loro necessaria formazione, proponendo, inoltre, una corretta informazione sulla terapia forestale. Ciò permetterebbe di mettere ordine al caos, distinguendo in modo chiaro le iniziative per la salute basate su evidenze scientifiche e standard di qualità da attività spontanee che non possono essere definite terapeutiche.
Se questo è il grande obiettivo a cui tendere nel medio periodo, oggi è più che mai urgente far conoscere le opportunità della terapia forestale, motivo per cui abbiamo deciso di realizzare questo Focus. Partendo dalle origini della terapia forestale, passando dalle evidenze scientifiche che ne certificano i benefici per la salute umana e dalle caratteristiche dei boschi in cui è possibile praticarla, la trattazione si conclude con un interessante excursus sulle ricadute socioeconomiche di questa e altre attività della “grande famiglia” del forest care nell’ambito dei servizi ecosistemici socioculturali.
Come si legge nelle conclusioni dell’ultimo articolo: “Per realizzare il pieno potenziale della terapia forestale è cruciale una collaborazione tra governi, organizzazioni non governative, centri di ricerca, università, media e il settore privato”.
Il senso di questo Focus sta tutto qui: informare su questa nuova opportunità per farne comprendere le potenzialità e poi per iniziare ad investirci, con forza e senza pregiudizi.
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