Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
recensione a cura di Andrea Barzagli
Una vita, quella di Antonio Pascale, che più e più volte, per lavoro, per caso e per necessità, si è intrecciata a quella delle piante. Dai cactus rubati in una serra dell’università a Portici, ai faggi che circondavano la casa estiva a Bocca della Selva, passando per gli alberi di fico e il grano delle campagne del sud Italia. Gli alberi divengono il filo conduttore che permette all’Autore di ricucire e rielaborare vari scritti, di cui alcuni già pubblicati singolarmente per varie testate giornalistiche. Gli aneddoti di vita quotidiana provenienti dal passato si mescolano a fatti più recenti e a flussi di pensiero che, se pur talvolta non molto semplici da seguire fino in fondo, sfruttano caratteristiche anatomiche o fisiologiche delle piante come metafore per filosofeggiare sulla società, sulla politica e sul futuro.
Quello che ne esce è quasi un diario, un itinerario all’interno del personale “giardino botanico” dell’Autore, dove vengono raccontati i traguardi, ma anche i fallimenti e le debolezze di una carriera, e di una vita, passate fra la scrittura e il lavoro di ispettore presso il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste (nelle sue varie denominazioni assunte negli anni).
Come ogni orto botanico che si rispetti, anche quello raccontato da Pascale, con le illustrazioni di Stefano Faravelli, è ricco di storie e curiosità sulle specie presenti al suo interno. Una leggenda francese vuole che il fruscio del vento fra le fronde dei faggi sia il lamento delle anime che se ne restano lì impigliate finché non hanno scontato la pena, per poi alzarsi in volo sotto forma di nebbia che sale lenta dalle cime degli alberi. E poi c’è il ciliegio, il tiglio, la quercia, il leccio e il pino, perché come scrive l’Autore “qualunque strada si possa intraprendere per la felicità, questa deve necessariamente passare per una pineta”.
Un libro scritto per i non addetti ai lavori, ma nel quale anche coloro che da anni si occupano di piante e boschi potranno trovare punti di vista nuovi dai quali osservare i fenomeni naturali e cosa questi possono raccontarci del mondo in cui viviamo.
Questa recensione è tratta dal numero 263 di Sherwood | Foreste e Alberi oggi: se vuoi ricevere a casa la tua copia cartacea e non perderti l’anteprima su questo e altri contenuti esclusivi, visita la sezione dedicata agli abbonamenti cliccando qui. Abbonandoti contribuirai a sostenere tutto il lavoro della redazione di Sherwood.
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