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Pillole forestali dall’Italia #11 - L’anno dei servizi ecosistemici e altre notizie di gennaio

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Pillole forestali dall’Italia #11 - L’anno dei servizi ecosistemici e altre notizie di gennaio

Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 11 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.

Preferisci ascoltare o leggere?

Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):

Qui invece le notizie da LEGGERE:

IN AMIATA SI PUNTA SU TURISMO E BENESSERE

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C’è una nuova interessante novità nell’ambito della valorizzazione dei servizi ecosistemici forestali - tema che abbiamo già affrontato in precedenti puntate - che arriva questa volta dalla Toscana, nello specifico dal Monte Amiata. Il Consorzio forestale dell’Amiata ha infatti ottenuto due nuove certificazioni PEFC sui servizi ecosistemici: quella per l’idoneità al benessere forestale - e si tratta del primo certificato a livello internazionale di questo tipo per lo standard PEFC - e quella per il turismo, primo certificato a livello italiano.

In pratica, tramite il processo che porta alla certificazione, sono state identificate e rese disponibili per la visita e per la fruizione tre specifiche aree forestali oltre alle tradizionali zone già molto frequentate del versante grossetano del Monte Amiata. In queste aree - si tratta in particolare di faggete - verranno proposte ai fruitori attività turistiche e legate alla salute e al benessere, praticabili sia in autonomia che per mezzo di un accompagnatore, come accade ad esempio nel caso del “forest bathing”.

L’Amiata è già oggi un luogo molto frequentato dal punto di vista turistico-ricreativo, per attività come ad esempio la raccolta funghi, lo sci, il trekking e il ciclismo. In questo contesto, la certificazione dei servizi ecosistemici è da valutare come un ulteriore strumento di marketing territoriale ma anche come leva per nuove attività connesse al bosco, come appunto quelle legate al benessere, che possono ampliare e diversificare l’offerta e, di conseguenza, le opportunità economiche.

Chissà se questa doppia certificazione e le attività ad essa connesse riusciranno, tramite attività di informazione e divulgazione, a dirimere i conflitti che anche in quest’area, certamente molto turistica, ma anche molto vocata alla produzione legnosa, sono sorti negli ultimi anni.

La valorizzazione dei servizi ecosistemici cosiddetti innovativi non deve infatti dimenticare un servizio più classico e storico, ma altrettanto fondamentale per tutti noi: produzione di legno. Al contrario, crediamo che queste nuove certificazioni possano essere uno strumento efficace non solo per remunerare, ma anche per raccontare la complessità della Gestione Forestale Sostenibile, anche nei suoi aspetti più difficili da “far digerire” al grande pubblico, come appunto le attività che prevedono il taglio di alberi. Ci auguriamo davvero che questo sarà lo spirito guida, in Amiata come in tanti altri complessi forestali che stanno giustamente puntando con forza su queste nuove opportunità.

Per approfondire:

IN APPENNINO TOSCO-EMILIANO NASCONO I “CREDITI DI SOSTENIBILITÀ”

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Dalla certificazione dei servizi ecosistemici passiamo ai “crediti di sostenibilità”, sui cui sta puntando invece il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. A fine dicembre 2022, infatti, il Parco ha presentato un progetto - finanziato dal PSR della Regione Emilia-Romagna - per promuovere la compravendita di “crediti” volti a finanziare la gestione sostenibile delle foreste locali.

Un credito di sostenibilità corrisponde in pratica ad 1 tonnellata di CO2 equivalente evitata, o assorbita dalla foresta, e porta con sé non solo il valore “climatico” del classico “credito di carbonio”, ma anche quello di tutti gli altri servizi ecosistemici forestali. L’idea, insomma, è quella di proporre ad imprese interessate a compensare del tutto o in parte le proprie emissioni un servizio più ampio e complesso del puro e semplice assorbimento di carbonio.

Nel progetto lanciato dal Parco, ogni credito generato ha attualmente un valore economico fissato a 40,26 euro. Il gruppo di proprietari e gestori forestali aderenti all’iniziativa è al momento composto da 13 membri per una superficie complessiva di oltre 10.000 ettari. Questa iniziativa è basata su una piattaforma web pensata per la compravendita di crediti - creditisostenibilita.it - ed è strettamente legata alla Riserva MAB UNESCO dell’Appennino Tosco Emiliano, un territorio di oltre 500.000 ettari che si spinge dal crinale appenninico fino alle città di Reggio Emilia e Parma nel versante emiliano e La Spezia e Massa in quello ligure e toscano: luoghi appunto ricchi di attività economiche, aziende e industrie che potrebbero valorizzare la buona gestione delle foreste poste nelle proprie montagne.

Secondo Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, questa iniziativa potrebbe rappresentare una vera e propria “rivoluzione culturale” per i gestori dell’area: non vendere più solo prodotti ma un insieme di beni e servizi, migliorando costantemente le pratiche attualmente in uso e rendendole così più compatibili alla mission dell’area protetta.

Sembra davvero che il 2023 si stia candidando per diventare l’anno in cui i pagamenti per i servizi ecosistemici riusciranno finalmente a fare un salto di qualità dalla teoria alla pratica diffusa: seguiremo con molto interesse questi progetti proprio per capire, monitorare e divulgare queste nuove opportunità, i loro limiti e le tante riflessioni che possono generare.

Per approfondire:

PELLET MADE IN VAL CAMONICA

Nella scorsa puntata delle pillole parlavamo di pellet e della necessità, per evitare le enormi oscillazioni nell’aumento dei prezzi osservate negli ultimi mesi, di puntare molto più che in passato su filiere di produzione locali e quindi sulla prima lavorazione del legno da cui, a cascata, si generano gli scarti utili alla produzione di questo biocombustibile (che, lo ricordiamo, con l’ultima legge di bilancio ha visto di recente il cambio dell’IVA dal 22 al 10%).  

È ciò che pare stia accadendo in Val Camonica, dove attraverso un finanziamento regionale di 2 milioni e mezzo di euro sui 4 milioni complessivi dell’intero progetto, a Edolo verrà realizzato, in un’area adiacente alla sede del Consorzio Forestale Alta Valle, il primo impianto per la produzione di pellet della zona.

Il progetto, chiamato “Implementazione della filiera bosco legno energia in Alta Valle Camonica”, è realizzato con il sostegno della Comunità Montana locale e prevede lo sviluppo della filiera tramite interventi di supporto delle differenti fasi della lavorazione del legno, quindi con un approccio che punta ad essere realmente a cascata. L’obiettivo è produrre 5.400 tonnellate all’anno di pellet, con 12 mila metri cubi di legname, per un introito stimato annuo di circa 200 mila euro. Inoltre, un essiccatoio collegato all’impianto, alimentato a cippato, sarà impiegato per ridurre l’umidità del materiale da pellettizzare ma produrrà anche energia elettrica per l’impianto stesso.

Un impianto e una filiera che, se collegate alla prima lavorazione del legname con un vero approccio a cascata, potranno fare da scuola per molte altre iniziative nazionali che effettivamente si stanno muovendo negli ultimi mesi a seguito dell’aumento incontrollato del prezzo del pellet.

Seguiremo questa e altre iniziative nei loro sviluppi, continuando ad auspicare, come più volte ribadito nel nostro podcast "UNA NUOVA filiERA", che la produzione di pellet (come quella di cippato e altri biocombustibili legnosi) sia davvero solo uno dei tasselli di filiere ben più strutturate e complesse che partono, a monte, da una buona selvicoltura e, a seguire, da una sempre più razionale trasformazione del legno.

Per approfondire:

DAI GRUPPI OPERATIVI, BUONE PRATICHE PER I TERRITORI

L’Università degli Studi di Firenze ha presentato il progetto europeo GOFORESTS, finanziato dal Programma Horizon e coordinato dall’Ateneo fiorentino.

Il progetto ha una durata triennale, unisce 16 partner appartenenti a 9 diversi paesi europei e ha ottenuto un finanziamento di circa 2 milioni di euro. L’obiettivo è di valorizzare a scala europea il lavoro svolto da Gruppi Operativi (EIP-AGRI Operational Groups), che hanno individuato e sviluppato a livello locale delle buone pratiche di gestione forestale e agroforestry. Da un lato si vogliono rendere accessibili a tutti le esperienze e le conoscenze generate a livello locale, dall’altro si punta a costituire nuovi Gruppi Operativi in quei Paesi europei dove tali esperienze non sono state sviluppate in passato.

Ricordiamo che i Gruppi Operativi sono stati istituiti nell’ambito delle attività del Partenariato Europeo per l’Innovazione, ovvero la strategia dell’Unione Europea per il trasferimento tecnologico nel settore agro-forestale. Mettendo in connessione imprese, proprietari ma anche professionisti e ricercatori, questi Gruppi mirano a svolgere un ruolo chiave nel trasferimento delle attività di ricerca e sviluppo verso una loro implementazione operativa, per migliorare sia la produttività che la sostenibilità ambientale di processi e prodotti.

Ci auguriamo che questo progetto riesca a mettere il nostro settore in connessione con diverse altre esperienze svolte nel resto d’Europa replicando attività innovative. E come sempre auspichiamo che queste attività di scambio, già molto comuni nel mondo della ricerca, si possano sviluppare anche tra gli operatori: ne avremmo davvero un grande bisogno non solo per migliorare le capacità tecniche, ma anche per ampliare la visione verso ciò che di positivo accade oltre i nostri confini.

Per approfondire:

E SE LE PALE EOLICHE FOSSERO IN LEGNO?

Quest’anno vorremmo concludere le pillole forestali dall’Italia, quando possibile, con una curiosità.

Iniziamo dalla provincia di Bolzano e da un interessante approfondimento a firma di Vittoria Battaiola pubblicato sul webmagazine "Alto Adige Innovazione". L’articolo, ricco di dati, si basa su un’intervista realizzata dall’autrice a Michael Stauder, Project Manager presso IDM, una società pubblica che svolge il ruolo di facilitazione dello sviluppo economico in Alto Adige.

Stauder parla del ruolo del legno nell’economia altoatesina raccontando che la Provincia Autonoma di Bolzano, insieme a Lussemburgo, Germania, Svizzera ed Austria, è entrata a far parte della Timber Construction Europe (TCE), un’organizzazione europea che raggruppa le imprese della carpenteria e delle costruzioni in legno e che rappresenta oltre 22.000 aziende. Da questo osservatorio internazionale, Stauder descrive quanto il settore delle costruzioni, in particolare quello delle costruzioni in legno, sia vissuto come uno dei settori economici che maggiormente sarà in grado di dare un contributo alla decarbonizzazione.

E qui arriviamo alla curiosità: Stauder, nel finale dell’intervista, spiega che uno dei settori più innovativi nell’uso del legno nel prossimo futuro potrebbe essere quello della produzione delle pale per le turbine eoliche, oggi spesso realizzate con un insieme di sostanze molto difficili da smaltire.

Energia dal vento ma basata anche sul legno: uno scenario davvero curioso e interessante, da tenere presente per il prossimo futuro.

Per approfondire:

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