Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 39 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Questa rubrica è sponsorizzata da PEFC Italia ed FSC®Italia, che ringraziamo per aver scelto di sostenere il nostro lavoro.
Preferisci ascoltare o leggere?
Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
Iniziamo questa edizione delle Pillole con due idee - o se vogliamo addirittura due “lezioni” - che ci arrivano da altrettante imprese boschive. Questa notizia merita l’apertura della rubrica perché è davvero raro che dal mondo degli operatori forestali, impegnati giornalmente nelle loro attività pratiche, possano arrivare stimoli di riflessione non direttamente collegati al lavoro in bosco e validi anche per tecnici, funzionari, ricercatori e amministratori.
Ma per fortuna questo può accadere… e può succedere che da due imprese boschive arrivino spunti utili, addirittura, sul tema dell'educazione e della comunicazione.
La prima storia riguarda una grande scritta che è apparsa a Oulx, in Alta Val Susa, sulla parete esterna di una costruzione adiacente ad una scuola affacciata su una delle piazze principali del paese. Si tratta di una caldaia a cippato che riscalderà l’edificio scolastico. Una caldaia gestita da un’impresa boschiva della valle, la Cooperativa La Foresta, funzionante con cippato derivante da boschi certificati e da scarti di una filiera corta e locale, quindi da un “approccio a cascata”. La grande scritta recita: “Il bosco in classe: una lezione di sostenibilità” e fa immediatamente capire la connessione tra la nuova caldaia, che scalderà gli inverni delle aule scolastiche, e i boschi del territorio. Un’idea semplice, ma davvero inusuale e innovativa: un messaggio che rimarrà presente, di anno in anno, e attorno al quale anche i docenti potranno impostare anche lezioni e attività di educazione forestale-ambientale. Un messaggio nato con uno scopo ben preciso: dare valore a un esempio positivo di transizione ecologica (la precedente caldaia era a gasolio) e far uscire dall’ombra comunicativa il nostro settore, in particolare quello delle biomasse legnose a fini energetici, spesso bistrattato a prescindere.
La seconda riguarda invece una due-giorni dedicata alla cultura forestale che è stata ideata e organizzata, in Val di Scalve, da un operatore forestale locale: Angelo Magri. Insieme a Isfol, ARIBL, associazioni locali e volontari, sono state messe in campo diverse attività dedicate alle scuole e alla cittadinanza. In una mattina, oltre 70 tra bambine e bambini della valle hanno assistito a diverse piccole lezioni in bosco dedicate all’ecologia, alla botanica, alla selvicoltura, alle misurazioni forestali e al lavoro in bosco. Nel pomeriggio è stata invece la volta di un’escursione guidata dedicata a cittadine e cittadini insieme a naturalisti, tecnici forestali e imprese boschive. Verso sera è stato organizzato un momento di poesia e musica e poi è stato presentato un libro a tema. Il giorno successivo, congiuntamente all’assemblea di ARIBL, è stato invece proposto un approfondimento formativo dedicato all’energia dal legno. Insomma, un operatore forestale, supportato da una rete di collaborazioni, si è fatto promotore, per due giorni all’anno, di diffondere un po’ di cultura forestale a più livelli.
Cos’hanno da insegnarci questi due esempi?
Innanzitutto che uscire dal nostro guscio, dalla nostra “bolla”, si può. E che talvolta i problemi comunicativi che affliggono il nostro settore sono anche derivati - diciamocelo - da un certo “lamentismo forestale” che si contrappone alla volontà, dal basso, di iniziare a cambiare le cose.
Lo sappiamo bene che il mestiere degli operatori forestali, ma anche dei tecnici, dei funzionari e dei ricercatori dovrebbe essere un altro. Ma in un mondo che cambia anche le professioni si modificano, adattandosi al contesto. E saper raccontare, in modo onesto e corretto, il ruolo del nostro settore ad una società che è sempre più distante dal mondo rurale è diventato un grande tema del nostro tempo.
Tutti possiamo fare la nostra parte, anche con piccole-grandi iniziative come quelle appena descritte.
Per approfondire:
Come sapete si sono appena concluse le elezioni europee, che per quanto riguarda l’Italia consegnano 76 deputati all’Europarlamento. Nei giorni precedenti al voto, UNCEM - Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani e Compagnia delle Foreste, insieme a numerose sigle del settore forestale, hanno inviato una lettera aperta a tutte le candidate e a tutti i candidati per chiedere una nuova struttura amministrativa europea dedicata alle foreste.
Nella lettera si spiega che, nonostante le foreste occupino quasi il 40% della superficie europea: “non solo la gestione, ma anche la politica forestale europea sono state frutto di altre politiche, come quella agricola, sviluppata dalla DG AGRI e quella ambientale, della DG ENV”. Per questo i firmatari chiedono che venga istituita una nuova Direzione Generale (o un Servizio specifico destinato alle Foreste in un’altra DG), composti da personale con competenze forestali adeguate. Si chiede inoltre che vengano attivati strumenti finanziari europei ad hoc per la ricerca e la gestione forestale multifunzionale.
In effetti, di foreste si è sentito parlare davvero poco o nulla in questa campagna elettorale e ciò è molto grave, visti i tanti e diversificati ambiti (bioeconomia, clima, ambiente, protezione civile…) in cui le superfici boscate europee sono coinvolte. Ciò denota uno scarso interesse da parte della politica verso un tema che, in effetti, è trasversale al lavoro di tanti uffici oggi collocati in diverse Direzioni. Strutture amministrative che spesso hanno personale competente, ma forse scarsamente coordinato e guidato proprio da una politica che non coglie appieno la portata del tema.
Ben venga quindi l’auspicio di un nuovo soggetto con questo ruolo, anche se, purtroppo, le priorità del nuovo Parlamento sembrano essere ben altre. Allora torniamo alla riflessione finale della notizia precedente per dire che anche tutti noi, dal basso, possiamo fare la nostra parte. Se, come probabile, questa lettera non troverà un’immediata applicazione pratica nel mandato che sta per iniziare, ricordiamoci che proprietari, imprese e gestori forestali possono avere eccome rappresentanza in Europa, per portare le proprie istanze tra cui anche quella della lettera. Non mancano infatti associazioni già ben organizzate e inserite negli ingranaggi politico-amministrativi, come EUSTAFOR, Copa-Cogeca, EURIF o la Confederazione dei Proprietari Forestali Europei (CEPF), in cui l’Italia però è ancora troppo poco presente e influente.
Insomma, la proposta contenuta in questa lettera aperta potrà essere fatta nuovamente valere anche se gli Europarlamentari se ne dimenticheranno. Per non trasformarla in “lettera morta” occorrerà partecipare maggiormente alla vita politica europea: solo così si potrà incidere nel medio-lungo termine.
Per approfondire:
Nella prima notizia abbiamo parlato del “cono d’ombra comunicativo” in cui, troppo spesso, la gestione forestale è avvolta, risultando oscurata nel dibattito pubblico. C’è da dire però che negli ultimi anni, piano piano, qualcosa sta effettivamente cambiando. Lo sforzo divulgativo è stato tanto e su più fronti e il TUFF prima e la Strategia Forestale Nazionale poi hanno contribuito a portare il tema forestale anche all’attenzione della politica.
Una dimostrazione di questa nuova attenzione viene addirittura da uno dei più importanti sindacati italiani, la CGIL, che ha recentemente organizzato un convegno per promuovere un documento e una riflessione sulla materia prima legno legata alle “filiere della giusta transizione”.
Il documento, di poche pagine e di facile lettura, riassume i principali dati sulle foreste e le filiere forestali italiane - focalizzandosi ovviamente sui numeri legati al lavoro in bosco - e si conclude con nove proposte “per il futuro dei boschi, del legno, del lavoro”.
Si parla ad esempio di crediti di carbonio e della necessità di una riforma fondiaria per superare il problema della frammentazione; di incremento dell’approccio a cascata nell’uso del legno e della necessità di sviluppare una “carta d’identità del legno” collegata ad un marchio del legno italiano; della creazione di cluster del legno regionali con l’obiettivo di creare filiere territoriali organizzate; di rafforzare la struttura dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) per dare premialità al legno di origine nazionale; infine, in tre punti distinti, si affronta il tema del lavoro, dalla formazione alla sicurezza.
Insomma, si tratta di un documento completo e interessante realizzato da un soggetto rappresenta una novità tra gli interlocutori con i quali siamo soliti avere a che fare nel nostro settore. Un altro segnale estremamente positivo che potrebbe contribuire a spingere la politica, nazionale e locale, ad occuparsi più e meglio che in passato di foreste e filiere forestali.
Per approfondire:
La scorsa edizione delle Pillole si apriva con una notizia rilevante che ci aveva stupito e anche un po’ inorgoglito, quasi in termini "sportivi". Si intitolava: “L’Italia è il terzo produttore europeo di case in legno” e la fonte era un comunicato stampa di FederlegnoArredo.
Dopo l’uscita della rubrica, un lettore molto ben informato ci ha fatto presente che, messa in quei termini, l’informazione non era del tutto corretta. In tanti altri Paesi d’Europa, infatti, vengono realizzate molte più case in legno delle circa 3.500 che vengono mediamente costruite da noi ogni anno.
Abbiamo quindi approfondito l’argomento e ci teniamo a contestualizzare meglio quei dati, in particolare il “podio”, che in effetti non è riferito al numero di case in legno. Il terzo posto a livello europeo dell’Italia è infatti riferito alla produzione di “elementi prefabbricati in legno” che potrebbero essere utilizzati in edilizia. Tra questi, molto probabilmente, non è presente però il legname ingegnerizzato, come l’X-LAM, che vede altri Paesi del Centro e Nord Europa come produttori molto più importanti dell’Italia.
Insomma, probabilmente il comunicato stampa di FederlegnoArredo, come avviene spesso a livello di uffici stampa per incuriosire i giornalisti e invitarli così a riprendere le notizie, ha enfatizzato una particolare classifica, in cui siamo forti, forzando però un po’ la mano e collegandola direttamente a un dato - il numero di soluzioni abitative in legno - a cui questa graduatoria è solo indirettamente collegata.
Ci tenevamo, per correttezza, a contestualizzare meglio la notizia di apertura della scora edizione delle Pillole, sottolineando però come la riflessione di fondo rimanga la stessa. Il mercato delle case in legno sta crescendo costantemente anche in Italia: questo ci deve solo rallegrare oppure dovrebbe anche spingerci a riflettere, come ha fatto la CGIL nel documento presentato nella notizia precedente, sulle potenzialità spesso inespresse dei boschi italiani?
Concludiamo questa edizione delle Pillole con un suggerimento di aggiornamento tecnico. Spesso in cocnlusione vi suggeriamo curiosità divulgative, ma in questo caso riteniamo molto importante proporvi di prendervi qualche ora del vostro tempo - circa quattro, lo sappiamo che non sono poche! - per immergervi in un tema davvero centrale per la gestione forestale futura: quello della pianificazione a più livelli.
Lo scorso 21 maggio infatti, a Roma, la Rete Rurale Nazionale in coordinamento con la Direzione generale economia montana e foreste del Masaf ha organizzato un interessantissimo convegno per fare il punto della situazione. L’obiettivo dell’evento era di offrire un aggiornato riferimento di conoscenza, analisi e discussione sul tema della pianificazione forestale in Italia, in particolare sui nuovi strumenti pianificatori previsti dal TUFF: i Piani Forestali di Indirizzo Territoriale o PFIT.
Come sapete, a seguito del decreto interministeriale su questo tema sono stati definiti i contenuti e gli standard minimi comuni a livello nazionale per la redazione degli strumenti di pianificazione. Da qui si è indubbiamente aperta una nuova fase per la pianificazione forestale nel nostro Paese, orientata all’incremento della stessa e all’implementazione pratica di quanto disposto dal decreto (che è stato frutto, tra l’altro, di una lunga fase di lavoro tra Ministero, istituzioni scientifiche, Regioni e Province Autonome).
Ma ecco il suggerimento: dato che il convegno è stato interamente registrato e reso disponibile su YouTube (in tre diversi video contenuti in una playlist), vi invitiamo a sfruttare la presenza in rete di questo contenuto.
La pianificazione sarà uno dei temi chiave dei prossimi anni, dando anche molto lavoro, lo auspichiamo, anche a giovani forestali: soprattutto per questo è decisamente utile rimanere aggiornati sul tema.
Per approfondire:
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