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Pillole forestali dall’Italia #20 - Legno "Made in Italy" e altre notizie di giugno

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Pillole forestali dall’Italia #20 - Legno "Made in Italy" e altre notizie di giugno

Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 20 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.

Questa rubrica è sponsorizzata da FSC®Italia e PEFC Italiache ringraziamo per aver scelto di sostenere il nostro lavoro. 

In questa puntata numero 20 festeggiamo le prime 100 notizie selezionate e commentate in circa un anno di attività di questa rubrica: è l'occasione giusta per ringraziare tutti voi, lettrici e lettori, ascoltatrici e ascoltatori, per aver risposto in tanti, e con entusiasmo, a questa nuova iniziativa editoriale di Compagnia delle Foreste. Un grazie speciale però va a chi è abbonato alla versione cartacea di Sherwood, che ci dà un contributo essenziale per continuare a creare informazione, anche quella gratuita e libera a tutti.

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Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):

Qui invece le notizie da LEGGERE:

IL DDL “MADE IN ITALY” TRA LEGNO E PAESAGGIO

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Come probabilmente avrete appreso da giornali e TV, il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un disegno di legge sul “Made in Italy”, che contempla una serie di misure e iniziative volte a incentivare il sistema imprenditoriale dell’eccellenza italiana dotandolo di nuove risorse, nuove competenze e nuove tutele.

Ebbene, tra le eccellenze italiane è contemplata anche la filiera foresta-legno, protagonista di un intero articolo del DDL chiamato: “Filiera legno-arredo 100% nazionale”.

Probabilmente questo titolo vi suonerà famigliare, ne abbiamo già parlato qui sulle Pillole, vi ricordate? Quando la Premier Giorgia Meloni al Salone del Mobile aveva annunciato, in modo enfatico ma al tempo stesso estremamente semplicistico, di voler puntare ad utilizzare la totalità di legno di origine nazionale per le industrie del settore, che attualmente, come sappiamo, lo importano per la maggior parte dall’estero. Si tratta di una promessa chiaramente irrealizzabile nel breve e anche nel medio termine che tuttavia, bisogna sottolinearlo, avrà probabilmente un primo riscontro operativo proprio nel DDL “Made in Italy”, attraverso due importanti novità.

Secondo le indiscrezioni, infatti, nel DDL sarebbe previsto un fondo, con una dotazione di 60 milioni di euro per il 2024, per attuare una serie di azioni volte a: “promuove e sostiene la vivaistica forestale, la creazione e il rafforzamento di imprese boschive e dell’industria della prima lavorazione del legno attraverso l’incremento del livello tecnologico e digitale delle imprese e la creazione di sistemi di produzione automatizzati lungo la catena produttiva”.

Inoltre, sembra che nel testo sia presente anche la modifica normativa al Codice dei beni culturali e del paesaggio, che finalmente chiarirebbe la questione del “doppio vincolo” rendendo superflua la valutazione paesaggistica per i tagli colturali. Un altro tema molto caldo di cui abbiamo già parlato in una precedente edizione delle Pillole.

Si tratta di due proposte davvero importanti che, tuttavia, ora dovranno passare al vaglio del Parlamento. Ci auguriamo che questo passaggio normativo - che è anche, finalmente, un riconoscimento del ruolo della filiera foresta legno in Italia - vada avanti senza intoppi. Da un lato senza concorrenze e sgambetti da parte di altri settori del “Made in Italy” ben più potenti del nostro, dall'altro senza freni ideologici, un rischio concreto quando si parla, ad esempio, di questioni paesaggistiche a livello politico.

Per approfondire:

PROSEGUE IL PERCORSO DEL REGISTO DEI CREDITI DI CARBONIO

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Lo scorso 6 aprile qui su Rivistasherwood.it abbiamo pubblicato una notizia relativa all’istituzione, a seguito di un emendamento della Commissione Bilancio del Senato, del Registro pubblico dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale.

Da un recente articolo apparso sul Sole 24 Ore apprendiamo come il percorso che porterà l’Italia a dotarsi di questo Registro stia proseguendo rapidamente, almeno per la parte che interessa le foreste. Secondo il quotidiano economico, infatti, prima dell’estate il CREA, l’ente di ricerca a cui sarà assegnata la gestione del Registro, consegnerà al Masaf il documento che, di fatto, sarà la base del decreto attuativo alla legge 41/2023 che ha istituito questo nuovo strumento. Un decreto necessario per rendere operativo il Registro che Saverio Maluccio del CREA, esperto di crediti di carbonio, commenta così: “Per la prima volta ci sarà la possibilità di generare crediti certificati in Italia da parte di un ente terzo. Finora le aziende dovevano rivolgersi a enti con progetti attivi solo all’estero in Paesi extra-EU, come VCS Verra, che hanno dato luogo a situazioni ambigue e difficilmente verificabili”.

Il decreto attuativo, previsto per ottobre, dovrà stabilire aspetti determinanti, come ha spiegato FSC Italia in un interessante commento. Innanzitutto, dovrà essere definito il metodo di contabilità dei crediti; poi occorrerà orientare il mercato anche a sistemi di mitigazione e non solo di compensazione; infine saranno necessarie regole sulla trasparenza, sulla credibilità e la verificabilità della comunicazione in merito alla generazione, all’acquisto e allo scambio dei crediti, anche per scongiurare evidenti pericoli derivanti dal greenwashing.

Siamo sicuramente davanti a un’enorme sfida, in un mercato che, a livello mondiale, nel solo 2022 ha generato valore per 2 miliardi di dollari. Non ci sarà solo la possibilità di piantare alberi per compensare emissioni di CO2, ma anche di valorizzare la buona gestione delle foreste favorendo attività di prevenzione antincendio, di incremento della biodiversità e della resilienza degli ecosistemi. 

Come settore forestale dovremo farci trovare pronti, non solo attraverso regole chiare ma anche grazie a proposte serie e innovative.

Per approfondire: 

BOSTRICO: UNA TREGUA?

La fine della primavera è un momento di bilanci per quanto riguarda un monitoraggio che, purtroppo, abbiamo imparato a conoscere molto bene negli ultimi anni, quello sulla presenza del bostrico nelle peccete delle Alpi. Il Servizio Foreste e l'Ufficio fitosanitario della Provincia Autonoma di Trento hanno infatti reso pubblici i primi dati stagionali riferiti al territorio trentino, mettendo in evidenza come le catture del 2023 siano mediamente calate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Però attenzione, prima di gioire o tirare un sospiro di sollievo occorre osservare più nel dettaglio come funziona il monitoraggio e quali possono essere le cause di questa fluttuazione.

A partire da inizio aprile in Trentino sono state reinstallate 221 trappole a feromoni che, ha fine maggio, hanno fatto registrare un -58% delle catture medie rispetto allo stesso periodo del 2022. Un dato che, come sottolineano i tecnici, dovrà essere aggiornato alla conclusione del volo della generazione svernante prima di effettuare previsioni attendibili, ma che molto probabilmente, grazie all’accorciamento del periodo utile per lo sviluppo dell’insetto, comporterà una diminuzione del numero di generazioni in grado di svilupparsi nel corso del 2023. La diminuzione delle catture è dovuta principalmente alle temperature al di sotto della media e dell’andamento meteorologico e potrebbe portare ad una contrazione del carico di insetti attivi nella seconda parte dell’estate e nella prossima primavera.

Si tratta di una buona notizia, ma che tuttavia deve essere contestualizzata alla particolare situazione meteorologica della seconda metà della primavera 2023. Il clima in futuro, lo sappiamo, continuerà tendenzialmente ad essere più caldo e secco della media e questo, come già accade da tempo in molte parti d’Europa e del mondo, manda in stress alcune specie e favorisce le infestazioni di scolitidi come il bostrico.

Per approfondire: 

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NEL RICICLO DI IMBALLAGGI DOPPIAMO GLI OBIETTIVI EUROPEI

Ci spostiamo un po’ più a valle lungo la filiera del legno. Più precisamente in uno degli ultimi anelli, che poi è anche il primo, se ci pensiamo bene, di una “nuova vita” dei prodotti legnosi: il settore del riciclo.

Rilegno, il consorzio nazionale che si occupa della raccolta, del recupero e del riciclo degli imballaggi di legno, ha da poco pubblicato il suo Rapporto 2023, mettendo in evidenza ancora una volta come quello italiano sia un contesto virtuoso e di riferimento anche a livello europeo.

Sono state infatti oltre 1 milione e 700 mila le tonnellate di legno raccolto e avviato a riciclo nel 2022 dal sistema Rilegno, con una percentuale di riciclo degli imballaggi che si attesta al 62,7% rispetto all’immesso al consumo: un valore che è più del doppio rispetto all’obiettivo fissato dall’Unione Europea (30% entro il 2030). Il 95% del legno riciclato viene trasformato in pannelli truciolari utilizzati dall'industria del mobile e dei complementi d'arredo. Sono 12 le aziende riciclatrici in Italia attive in 15 stabilimenti produttivi. 

Questi sono solo alcuni dei tanti numeri presentati nel Rapporto, dati che rendono il legno italiano una materia prima ancora più rinnovabile di quanto lo sia già di natura. Peccato, davvero peccato, che alcuni dei più grandi riciclatori di legno italiani contrappongano, nelle loro pubblicità aziendali, la seconda vita del legno alla selvicoltura, con messaggi spesso distorti, come quello di cui ci siamo occupati in un recente articolo di Rivistasherwood.it. Una maggiore collaborazione con questo settore anche sul corretto racconto del legno verso il grande pubblico sarebbe davvero auspicabile.

Per approfondire:

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QUANDO IL LEGNO "SCENDE IN PIAZZA"

Come curiosità finale di queste Pillole torniamo ancora una volta in Alto Adige, territorio che ultimamente ci sta portando tante e interessanti notizie su foreste e legno… ma in realtà sconfiniamo anche un po’, guardando al di là delle Alpi.

A Bolzano, infatti, in Piazza Silvius Magnago, è arrivata un’installazione che è per metà artistica e per l’altra metà promozionale. Stiamo parlando di “Wood Passage”, una specie di galleria, lunga 8 metri e mezzo, composta da circa 13 metri cubi di legno di abete rosso.

In questa galleria la gente può entrare mentre passeggia per la piazza della città, ammirarne l’architettura davvero molto interessante (ideata dall’Atelier dell’architetto Andrea Gassner), ma al tempo stesso ricevere informazioni sul legno come materia prima rinnovabile fondamentale per il nostro futuro. 

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Si tratta di un’iniziativa di Pro Holz Austria - ecco lo sguardo oltre confine - nata con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sull’importanza del legno. A portarla a Bolzano è stato IDM Alto Adige, il “facilitatore” dello sviluppo economico del territorio altoatesino che si occupa anche di diverse azioni dedicate al legno.

L’installazione, come abbiamo già ricordato, è itinerante ed è già stata allestita in molte piazze di città europee come Monaco, Vienna, Basilea, Innsbruck. Commentiamo inevitabilmente sottolineando quanto ce ne sarebbe ancora più bisogno a Sud, lungo la nostra Penisola dove la cultura del legno e della gestione forestale è davvero poco diffusa tra i cittadini.

Iniziative come questa sarebbero davvero da promuovere e imitare, per portare legno e gestione forestale nel cuore delle nostre città. Ma la domanda sorge spontanea: chi potrebbe o dovrebbe farlo? Il Ministero, le Regioni, le Associazioni di categoria, le aziende private? Forse è proprio ragionando in questo modo che poi iniziative così ampie e coraggiose non vengono quasi mai realizzate.

La soluzione potrebbe essere il “fare sistema”, obiettivo tra l'altro del nascituro “Cluster Italia foresta legno” promosso dal Masaf, di cui sicuramente presto riparleremo molto presto. Questo "Cluster dei Cluster" potrebbe diventare il motore di iniziative imprenditoriali ma anche di comunicazione ad ampio raggio come "Wood Passage". 

Per approfondire:

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