Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 37 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Questa rubrica è sponsorizzata da PEFC Italia e FSC®Italia, che ringraziamo per aver scelto di sostenere il nostro lavoro.
Preferisci ascoltare o leggere?
Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
Iniziamo queste pillole con una dichiarazione e un libro.
A seguito di una recente audizione alla Commissione Politiche europee della Camera, dedicata alla proposta di Regolamento sul monitoraggio delle foreste europee, Mauro Durbano, Presidente del Parco del Gran Paradiso e rappresentante di Federparchi, ha rilasciato un’interessante dichiarazione, probabilmente destinata a far discutere.
“È necessario invertire il fenomeno dello spopolamento umano delle montagne”, ha spiegato Durbano, “con politiche che mirino a incentivare la permanenza e il ripopolamento delle Terre alte, smontando quindi la tesi fintamente ambientalista secondo la quale la fauna e flora montana gioverebbero dell'assenza dell'essere umano. L'uomo e la natura infatti coesistono nell'ambiente montano da millenni, ed è chiaro quindi che lo spopolamento crea scompensi all'ambiente di montagna”.
Questa dichiarazione, uscita dal Presidente del più antico Parco d’Italia, avrà sicuramente fatto saltare sulla sedia tanti ambientalisti e studiosi della natura. È palese, infatti, che gli ecosistemi montani, senza l’uomo, sarebbero perfettamente in grado di autoregolarsi trovando nel medio-lungo periodo nuovi stati di equilibrio dinamico. Ma le parole di Durbano vanno a nostro avviso lette sotto un altro punto di vista. I Parchi, infatti, come è scritto chiaramente nella Legge quadro 394 del 1991, non hanno soltanto l’obiettivo fondante di conservare habitat e specie, ma anche di: “applicare metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali”.
L’obiettivo non è quindi quello di conservare una natura senza l’uomo, ma di lavorare ad un equilibrio tra presenza antropica e conservazione della biodiversità, che talvolta beneficia anche di ambienti antropizzati, come le aree aperte: una sfida per molti versi ancora più alta e difficile, ma determinante nel contesto italiano ed europeo.
La frase di Durbano si inserisce in un dibattito da sempre presente tra chi gestisce le aree protette, ma che negli ultimi tempi sta assumendo una rilevanza pubblica: quale dovrà essere il ruolo dei Parchi nel prossimo futuro, anche per dare un nuovo e necessario slancio a questi strumenti un po’ caduti nel dimenticatoio della politica e della percezione comune?
È la stessa domanda che si sono posti Enzo Valbonesi e Oscar Bandini in un recente libro intitolato “Il futuro dei Parchi”. Gli Autori sostengono che occorre far uscire i Parchi dall’autoreferenzialità e dalla visione di statici “santuari intoccabili della natura”, includendoli in una rinnovata Strategia nazionale per la conservazione della biodiversità. Un altro tema sottolineato dai due autori è quello di ripartire dai giovani, da chi ha scelto di restare o da chi sceglierà di vivere nei territori rurali e montani, per fare dei Parchi, tornando alla sollecitazione di Durbano: “Grandi veicoli di crescita della cultura locale non in chiave nostalgica o solo per leggerne la storia e gli aspetti naturali, ma per scorgervi nuove opportunità da utilizzare per continuare a viverci”.
Insomma, le dichiarazioni di Mauro Durbano e questo libro ci mostrano un’interessante tensione culturale in atto attorno a Parchi e aree protette. Un dibattito che potrebbe vedere, molto più che in passato, anche noi forestali come protagonisti.
I Parchi, ad esempio, potrebbero diventare un modello di buona pianificazione, gestione e monitoraggio delle foreste? Un laboratorio reale di quella sostenibilità (ambientale, ma anche economica e sociale) tanto auspicata da più parti?
Per approfondire:
A proposito di laboratori di buona gestione forestale, vi segnaliamo che le “Linee guida europee per una gestione delle foreste più vicina alla natura” sono state finalmente pubblicate anche in lingua italiana.
Questo documento, uscito a fine luglio 2023, ha ispirato la nascita della prima versione del “Manifesto per una Selvicoltura più vicina alla Natura”, che la Redazione e il Consiglio editoriale di Sherwood hanno proposto, insieme a diverse organizzazioni co-firmatarie, per chiedere agli attori del settore forestale più “selvi-CULTURA” in dieci specifici ambiti di applicazione.
L’invito, ora che il documento europeo è disponibile anche in italiano, è di leggerlo in modo approfondito. Non si tratta di un “manuale di selvicoltura”, ma rappresenta sicuramente una “bussola” in grado di orientare le attività selvicolturali, attraverso passaggi e miglioramenti successivi, verso una gestione delle foreste adattiva e rispettosa della biodiversità.
Le linee guida sono formate da 5 capitoli e un allegato: presentano il contesto di riferimento, descrivono pratiche rilevanti e strumenti, ne illustrano i benefici per la multifunzionalità delle foreste e la resilienza ai cambiamenti climatici senza trascurare i vantaggi socioeconomici.
Il quinto capitolo, dedicato alle diverse regioni biogeografiche europee, ha due sottocapitoli interessanti per la realtà italiana: quelli dedicati alle foreste alpine e mediterranee.
Tornando alla notizia precedente e anche alla recente uscita della “Carta dei princìpi” per le foreste demaniali regionali di ANARF, ci viene da pensare che i Parchi e le Foreste demaniali potrebbero davvero diventare ambiti chiave in cui mettere in pratica gli approcci innovativi presenti in questo documento, che in fondo ci insegna come gestione attiva e conservazione possono e devono convivere.
Per approfondire:
La Regione Piemonte ha pubblicato il secondo Rapporto di Monitoraggio del proprio Piano Forestale Regionale 2021-2027. Si tratta di un documento che, attraverso l’analisi di indicatori prestazionali e di contesto, mostra lo stato di avanzamento delle attività previste dal Piano e presenta i risultati dello stesso.
Come spiega la Regione Piemonte, il Rapporto di Monitoraggio ha la duplice funzione di informare periodicamente i soggetti interessati sulle ricadute che la programmazione forestale sta generando e di fornire ai decisori uno strumento in grado ad esempio di individuare gli effetti negativi imprevisti consentendo l’adozione delle opportune misure correttive.
Come è facile immaginare, si tratta di un documento molto tecnico e complesso, di oltre 100 pagine, che è davvero difficile se non impossibile riassumere in una breve notizia di poche righe. Quello che è utile sottolineare a nostro avviso è che scorrendo i capitoli, in particolare i box che per ogni indicatore riassumono i principali risultati del monitoraggio, appare un quadro decisamente approfondito sullo stato di conservazione del patrimonio boschivo, ma anche sulle utilizzazioni forestali, sulle imprese, sulla viabilità, sui prezzi del legname e la governance, solo per citare una minima parte delle tante informazioni presenti.
Da anni parliamo di quanto l’assenza di dati sia una delle più grandi problematiche strutturali che affiggono il nostro settore. Proprio per questo un lavoro di analisi così dettagliato è particolarmente apprezzabile, anche perché dimostra come, attraverso un lavoro di medio-lungo periodo e personale dedicato, sia effettivamente possibile arrivare a una buona conoscenza dei parametri chiave capaci di restituire una fotografia nitida sullo stato delle foreste e delle filiere forestali.
L’auspicio per il futuro è che tutte le Regioni si dotino di strumenti analoghi per monitorare la propria programmazione, la pianificazione e gli effetti delle politiche di settore, ma anche che questi Rapporti tecnici abbiano sempre una restituzione di sintesi, più divulgativa, capace di arrivare non solo agli addetti ai lavori.
Ci rendiamo conto che si tratterebbe di uno sforzo ulteriore, non certo semplice, ma anche questo, collegandoci al Manifesto citato in precedenza, sarebbe un buon modo per fare selvi-CULTURA!
Per approfondire:
In Trentino, alcune settimane fa, si è svolta una premiazione che ha visto ben due imprese boschive salire sul podio. Non si tratta del tradizionale “campionato del boscaiolo”, ma di una competizione ben più importante, perché ha a che fare con la vita dei lavoratori. Per questo abbiamo aspettato a dare questa notizia, in modo da parlarne in occasione della festa del primo maggio, la festa del lavoro.
Il premio in questione è “Impresa sicura”, un’iniziativa della Provincia Autonoma di Trento realizzata per incrementare la cultura della sicurezza tra le imprese del territorio e dimostrare che, oltre al controllo e alla repressione, è di fondamentale importanza un'impregno di valorizzazione e costante collaborazione attiva con le aziende che si impegnano in questo ambito. Alle prime due classificate di ogni categoria è stato riconosciuto un premio del valore di 25 mila euro; alle altre imprese selezionate sono andati 10 mila euro ciascuna, per un montepremi complessivo pari a 220 mila euro.
A commento del Premio, Marcello Cestari, direttore dell’Ufficio Sicurezza negli ambienti di lavoro della Provincia autonoma di Trento, ha spiegato che un elemento valutato positivamente durante la fase di analisi delle aziende candidate al premio, ancora poco diffuso nella cultura imprenditoriale, è il monitoraggio e la gestione dei "quasi infortuni", denominati near miss, eventi accaduti in occasioni di lavoro che si sono risolti, per fortuna, senza danno per il lavoratore grazie a delle circostanze fortuite che hanno evitato le conseguenze negative. Secondo Cestari, l’analisi di questi casi è di fondamentale importanza nell’ottica del miglioramento delle condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, al fine di comprendere le dinamiche di rischio e mettere in atto azioni di miglioramento.
La valutazione dei near miss, i “quasi infortuni”, è un elemento tenuto sicuramente in grande considerazione dalle due imprese forestali arrivate prima e seconda nella categoria “Imprese a rischio medio”: l’impresa boschiva Coradai, del nostro Consigliere editoriale Imerio Pellizzari e l’impresa boschiva di Sergio Morandini.
Come spiega sempre Pellizzari, una delle migliori lezioni per la sicurezza è proprio quella di prendersi il tempo di valutare cosa è accaduto e perché nel caso qualcosa vada storto, oppure ascoltare direttamente e analizzare i racconti di chi ha subìto infortuni in passato o se l’è vista brutta. Oltre ai DPI, alle buone pratiche e alla formazione, insomma, occorre anche usare la testa, valorizzando l'esperienza e trasformandola in un valore condiviso.
Queste imprese boschive si sono particolarmente distinte per tutto l’insieme di misure, strumenti e pratiche messe in campo per la sicurezza in u'attività, quella delle utilizzazioni forestali, che come sappiamo è decisamente pericolosa, in particolare nelle situazioni vissute in questi anni sulle Alpi, tra schianti e alberi secchi in piedi.
Complimenti quindi a queste due imprese trentine, che ci rendono orgogliosi di far parte di un settore che sta molto crescendo anche da questo punto di vista. E complimenti anche alla Provincia di Trento per aver deciso di investire con forza, anche a livello economico, in questa iniziativa che, lo speriamo, durerà nel tempo.
Per approfondire, qui sotto trovate anche un video con una bella testimonianza sul tema della sicurezza da parte di Imerio Pellizzari.
Concludiamo come sempre con una curiosità, in questo caso relativa a una pubblicazione.
Nell’ultimo numero di Sherwood, il 270, abbiamo pubblicato un Dossier dedicato all’associazionismo forestale, un tema molto antico ma che, a seguito del TUFF, della Strategia Forestale Nazionale e di varie iniziative di Regioni e Province autonome, sta vivendo un rinnovato interesse.
Nel Dossier, riservato agli abbonati di Sherwood, vengono raccolti numerosi contributi e punti di vista, attraverso articoli, testimonianze e interviste. Uno degli articoli, in particolare, deriva da un’indagine svolta da Etifor e dal Dipartimento TESAF dell’Università di Padova, nell'ambito del Life Climate Positive.
Questa indagine, dedicata proprio al tema dell’associazionismo forestale, è anche al centro della nuova pubblicazione che ci piace presentarvi, intitolata: “Analisi dello stato dell’arte dell’associazionismo forestale in Italia”.
Si tratta di una piccola pubblicazione di 20 pagine circa, molto ben fatta e facilmente consultabile anche perché ricca di infografiche, grafici e tabelle. Il documento, si legge nella presentazione: "Ha l'obiettivo di fornire alcune indicazioni operative rivolte a proprietari forestali desiderosi di associarsi, ma anche ai decisori politici, in vista delle prossime sfide del settore forestale che possono essere affrontate solo attraverso la creazione di modelli associativi innovativi ed efficienti nel rispondere alle esigenze dei diversi territori".
Vi invitiamo quindi a scaricare questa pubblicazione, che è liberamente disponibile sul sito di Etifor e, se siete interessati all'argomento e non siete ancora abbonati a Sherwood, a farlo proprio in questa occasione, per poter accedere, almeno nella versione online, anche a questo Dossier davvero interessante.
Per approfondire:
Inquadriamo le pratiche di terapia forestale nel contesto socioeconomico con un intervistata a Ilaria Doimo e Davide Pettenella che hanno approfondito questo tema attraverso studi e ricerche.
Rilievo di precisione della martellata con sistemi GNSS-RTK quale supporto alla progettazione di cantieri di utilizzazione forestale soprattutto in aree protette.
Il “silenzio del bosco”, condizione soggettiva di ascolto e attenzione contrapposto ad un ecologismo che spesso non tiene conto dei rapporti consolidati fra territori e residenti.
Su “Il Tascabile”, la rivista di approfondimento della Treccani, un articolo di Luigi Torreggiani dedicato ai "confini" della divulgazione scientifica.
Un dottore forestale piemontese ci ha segnalato un fatto interessante, che porta a numerose riflessioni: il no di una scuola ad una proposta di educazione ambientale dedicata alla selvicoltura e al
Un editoriale apparso sul sito di Mountain Wilderness Italia intitolato "Non ci sono più boscaioli ed è un problema per tutti" spinge a ulteriori riflessioni.
Il nuovo Manifesto di EUSTAFOR invita a riflettere sul ruolo di esempio dei demani forestali pubblici
L'umanizzazione edulcorante della natura fa davvero bene al rapporto tra esseri umani ed ecosistemi? Una riflessione a partire da un articolo del Guardian.
Per prolungare la fissazione di CO2 oltre la vita delle piante queste devono avere un fusto idoneo ad essere trasformato in manufatti di lunga durata.
Nell'editoriale del numero 253 di Sherwood (2021) Luigi Torreggiani si interroga sul fatto che nell'acceso dibattito tra conservazione e utilizzazione c'è sempre un grande assente: la selvicoltura
Recensione della serie televisiva "L'uomo dei boschi", una produzione francese con protagonista Simon Allix, un artista viaggiatore che applica il suo talento all’editoria e al cinema.
Recensione del podcast “Vicini e lontani” del Post, con Matteo Bordone si parla di specie alloctone che proliferano fuori dal loro territorio di origine.
Dicono che troverete più nei boschi che nei libri. E che gli alberi vi insegneranno cose che nessun maestro vi dirà. È vero! Ed è proprio questa la meraviglia del bosco.
Pascale ci consegna un diario, un itinerario all’interno del suo “giardino botanico”, dove vengono raccontati i traguardi, ma anche i fallimenti e le debolezze di una vita intrecciata alle pi
Un podcast di RAI Play Sound che, in cinque puntate, prova a raccontare altrettante storie scritte a partire dall’immaginario Archivio Dendrosonico: per parlare del presente e del passato.
Un video che ripercorre a ritroso il viaggio che ha per protagonista il legno di risonanza di un abete rosso trasformato in un clavicembalo artigianale di elevatissima qualità acustica.
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