Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Caratteristico aspetto a coda di leone di rametto di pino silvestre attaccato da Dothistroma.
di Luisa Ghelardini, Chiara Aglietti e Paolo Capretti
La malattia, causata da due specie di funghi del genere Dothistroma, è tra le più dannose al mondo per i pini ed è diffusa su scala planetaria dall'Europa al Canada, dal Sud America alla Nuova Zelanda. La mortalità nelle piantagioni e i danni crescenti nelle pinete naturali, segnalati anche in Italia, destano preoccupazione, data la diffusione e l’importanza commerciale e ambientale delle specie attaccate. La malattia è conosciuta internazionalmente come Dothistroma Needle Blight (DNB) o red band needle blight.
Sugli aghi verdi compaiono bande trasversali di un colore rosso vivo per la presenza di dothistromina, una tossina colorata prodotta dal fungo. Macchie e bande rosse, per quanto caratteristiche, possono variare a seconda della specie di pino attaccata e possono anche essere confuse con sintomi causati da insetti fitomizi, ad esempio Haematoloma dorsata le cui punture causano sugli aghi bande trasversali decolorate con macchie rosse al centro. In ogni momento dell’anno, purché ci sia umidità sufficiente e temperature sufficienti, nelle bande rosse causate da Dothistroma sugli aghi si formano le fruttificazioni fungine, piccole pustole nere che emergono dall’ago fessurando l’epidermide.
Aghi di pino con bande rosse e fruttificazioni nere del fungo
I sintomi interessano prima gli aghi più vecchi, che disseccano a partire dalla punta e cadono, e in seguito si estendono alle parti più giovani della chioma. La parte prossimale dei rami e la parte inferiore della chioma sono defoliate per prime. La scalarità nella perdita degli aghi conferisce ai rami il caratteristico aspetto a coda di leone con i soli aghi dell’anno residui in ciuffi agli apici. Si noti tuttavia che la perdita anticipata degli aghi più vecchi non è esclusiva degli attacchi di Dothistroma e non è sufficiente da sola per la diagnosi. Disseccamenti che tipicamente interessino prima gli aghi più giovani all'apice dei getti e si estendano solo in seguito ad aghi più vecchi sono da attribuire ad altri patogeni o altre cause di danno.
Ingiallimento e caduta prematura degli aghi vecchi (rami a coda di leone) in pino mugo (a sinistra) e pino cembro (a destra) (foto Luisa Ghelardini)
Sono due specie di ascomiceti indistinguibili per aspetto e sintomi, Dothistroma pini, presente in USA e in pochi siti europei ma mai rilevato in Italia, e Dothistroma septosporum, specie euroasiatica, diffusa nel mondo e disastrosa negli impianti di pini esotici nell’emisfero australe (questi patogeni sono noti anche con i nomi Mycosphaerella pini e Scirrhia pini). L’esigenza di umidità ne limita la diffusione in aree secche o siccitose. Il freddo estremo limita la diffusione a latitudini e quote elevate. La recente crescita dei danni nell’emisfero boreale su nuovi ospiti e in boschi naturali è attribuita all’impianto di specie suscettibili, all’uso di materiale infetto e al cambiamento del clima. L’aumento di temperatura in autunno- inverno accresce la sporulazione. L’aumento di piovosità in primavera- estate favorisce la dispersione delle spore e l’infezione degli aghi. In Europa la malattia si manifesta soprattutto in regioni con estati umide. In Italia è segnalata e localmente dannosa in Trentino-Alto Adige, Friuli e sulle montagne della Calabria. Non è stata rilevata in altre aree, ma potrebbe essere sfuggita ai monitoraggi ed emergere al mutare delle condizioni ambientali.
In caso di attacchi gravi e ripetuti la malattia provoca forti defoliazioni, riduzione di crescita, indebolimento delle piante e anche la morte. Infezioni su meno di un quarto della chioma limitano fortemente la produzione di legno. I gravi danni alle piante giovani compromettono i nuovi impianti e la rinnovazione naturale. I danni in Italia sono severi in specie autoctone di pino in aree protette (Parco Naturale di Paneveggio e Parco Nazionale delle Sila) importanti per la conservazione della biodiversità e delle risorse genetiche delle specie attaccate.
Il patogeno attacca oltre 80 specie del genere Pinus, con differenti gradi di sucettibilità tra specie e provenienze. Sono molto suscettibili il pino insigne (Pinus radiata) e il pino nero (Pinus nigra), in particolare la sottospecie mediterranea pino nero laricio (Pinus nigra subsp. laricio). Possono subire danni gravi il mugo e il cembro. Possono essere attaccate anche piante dei generi Abies, Cedrus, Larix, Picea e Pseudotsuga soprattutto se poste in prossimità di pinete gravemente colpite.
Per gli impianti in climi umidi e freschi è raccomandabile evitare il pino insigne e il pino laricio, e realizzare impianti misti diminuendo la componente di pini. Per non creare condizioni favorevoli alla germinazione delle spore disperse dalla pioggia è opportuno evitare densità eccessive e rimuovere i rami bassi, per mantenere una buona circolazione d’aria tra le piante. Se le piante sono irrigate, come nel verde ornamentale o in vivaio, bisogna evitare la bagnatura degli aghi e rimuovere la vegetazione erbacea intorno agli individui giovani o bassi. I fungicidi rameici sono efficaci nel proteggere gli aghi da nuove infezioni. Nell’Unione Europea entrambe le specie di Dothistroma sono classificate come Organismi nocivi regolamentati non da quarantena (RNQP) e come tali soggette a misure fitosanitarie, in particolare al controllo del materiale di propagazione, per il quale esistono saggi diagnostici molecolari avanzati raccomandati dagli organismi ufficiali di protezione delle piante (EPPO standard PM7/43(3)) e nuovi test di rapida esecuzione.
Autori:
Luisa Ghelardini, DAGRI UNIFI
Chiara Aglietti, DAGRI UNIFI
Paolo Capretti, DAGRI UNIFI paolo.capretti@unifi
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