Il punto sul governo a ceduo
Questa è l'introduzione del DOSSIER pubblicato sul numero 261 di Sherwood | Foreste e Alberi oggi, la versione integrale è disponibile solo per gli abbonati nella versione cartacea o nella APP. Abbonandoti non solo avrai accesso a questo e ad altri contenuti riservati ma contribuirai a sostenere tutto il lavoro della Redazione di Sherwood. Visita la sezione dedicata agli abbonamenti cliccando qui.
di Paolo Mori - Redazione di Sherwood
Quando si tratta di governo a ceduo del bosco si deve essere coscienti di affrontare un argomento divisivo. L’ideologia e le percezioni soggettive influiscono sensibilmente sul confronto tra detrattori e sostenitori. Con questo Dossier, il primo di una serie che svilupperemo nei prossimi anni, vogliamo iniziare un confronto su basi conoscitive.
Riteniamo che sia necessario rendersi conto come non sia corretto banalizzare l’argomento considerando genericamente “il ceduo”, ma sia piuttosto necessario allargare l’orizzonte e ragionare sui casi reali, in cui il variare della composizione specifica, del contesto sociale e/o di quello economico, determinano condizioni di sostenibilità differenti e, di conseguenza, considerazioni strategiche e scelte tecniche diverse. L’argomento è molto ampio e complesso, perciò questo primo Dossier punta a fornire una base per rispondere non alle questioni più divisive (per quelle ci saranno altri dossier in futuro), ma ad alcune delle domande di fondo, come ad esempio:
- Qual è in Italia la dinamica delle superfici governate a ceduo? sono in espansione, sono stabili o si stanno riducendo?
- Esiste una ricerca consolidata sulle dinamiche ecologiche e produttive dei boschi governati a ceduo?
- C’è una relazione tra risultati della ricerca e normative regionali relativamente alla selvicoltura dei cedui?
- Quali sono i trattamenti selvicolturali che consentono un bosco prevalentemente governato a ceduo? Quali sono i fattori da considerare per scegliere, caso per caso, il trattamento più adatto?
- Le Regioni e le Province Autonome hanno normative coerenti sul ceduo? Quali conseguenze politico-strategiche sottendono alle scelte di individuare turni minimi, turni massimi e passaggio obbligatorio a fustaia?
Il governo a ceduo nel tempo si è evoluto ed è divenuto molto più adattabile. Sono state introdotte nuove forme di trattamento, sono stati allungati i turni, ridotte le superfici d’intervento, trovate forme di integrazione con l’altofusto. In questo modo ha continuato a rispondere alle esigenze delle aree interne e per oltre 2 secoli ha resistito all’ostilità di una parte del mondo forestale che lo ha indicato come una forma di selvicoltura da eradicare ed ha materializzato questa posizione in norme “capestro” che favoriscono aprioristicamente la fustaia. Riteniamo che il ceduo non vada né difeso, né promosso a priori. Pensiamo sia prima di tutto necessario comprenderne le potenzialità e successivamente capire come e se può avere un significato in determinati contesti ecologici, sociali ed economici. La risposta univoca non c’è, perché, come al solito, in tema di gestione forestale la risposta... dipende dall’analisi di contesto.
Ci auguriamo quindi che la lettura di questo Dossier possa allontanare i forestali sostenitori e quelli detrattori del ceduo da valutazioni semplificate o, peggio, da posizioni ideologicamente favorevoli o contrarie a priori e permetta piuttosto di considerare con maggior equilibrio e basi più solide le rispettive ragioni.
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